Congo, una nota della presidenza: “Attanasio e Iacovacci uccisi da rapitori. Spari a bruciapelo all’arrivo dei soldati”. Il capo di Stato invia una “lettera personale” a Draghi. Intanto, i ribelli ruandesi negano di essere gli autori dell’agguato
Secondo un comunicato della presidenza della Repubblica Democratica del Congo sono stati i rapitori a uccidere l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, sparando a bruciapelo. “Allertate, le Ecoguardie e le Fardc”, le Forze armate congolesi, “si sono messe alle calcagna del nemico. A 500 metri, i rapitori hanno tirato da distanza ravvicinata sulla guardia del corpo, deceduta sul posto, e sull’ambasciatore, ferendolo all’addome”, si legge nel comunicato riportato da Cas-Info. Stando a quanto ricostruito, sarebbe durata un’ora l’agonia dell’ambasciatore italiano. “Quest’ultimo è morto per le ferite, un’ora più tardi, all’ospedale della Monusco di Goma”, precisa il comunicato della presidenza congolese.
Attanasio e Iacovacci uccisi dai rapitori
Attanasio era arrivato a Goma venerdì scorso, aggiunge la nota riportata da Cas-Info. “L’ambasciatore è arrivato a Goma venerdì 19 febbraio 2021 alle 10:30 a bordo del jet della Monusco immatricolato 5Y/Sim. Alle 09:27 di lunedì 22 febbraio un convoglio di due veicoli del Programma alimentare mondiale ‘Pam’ è partito da Goma alla volta del comune di di Kiwanja, in territorio di Rutshuru”. Il capo di Stato congolese Félix Antoine Tshisekedi ha deciso di inviare oggi a Roma un “suo emissario per portare una lettera personale al presidente del Consiglio italiano” Mario Draghi.
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Intanto, le Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr) negano di essere gli autori dell’agguato. Negano infatti di essere responsabili per sia l’uccisione dell’ambasciatore italiano in RDC, che per quelle del militare di scorta e dell’autista del Pam Mustapha Milambo. Lo riferisce il sito Actualite.cd citando una dichiarazione del gruppo ribelle. Quest’ultimo, peraltro, aveva già negato di aver compiuto un altro attacco che gli viene comunemente ascritto. Ossia quello nell’aprile scorso in cui morino 17 persone tra cui 12 rangers del parco nazionale Virunga.