I familiari delle vittime del Coronavirus di Bergamo hanno scritto al Presidente del Consiglio Mario Draghi per dare voce al loro senso di abbandono e per chiedere un risarcimento.
Non hanno trovato risposta in Giuseppe Conte e ora sperano che Mario Draghi li ascolti. Sono loro, i familiari delle vittime del Coronavirus di Bergamo che hanno scritto al Presidente del Consiglio per dare voce al loro senso di abbandono e per sperare che venga ascoltato. “Chiediamo un incontro perché ci aspettiamo che il nuovo Governo si metta a disposizione per una legge di indennizzo in favore di tutti i familiari delle vittime, che grazie alla protratta noncuranza e negligenza di burocrazia e politica sono stati resi orfani o vedovi e vedove”, si legge nella lettera inviata dai legali che assistono circa 500 familiari di vittime del Covid. Un ascolto che è loro dovuto, quello delle Istituzioni; e un riconoscimento, quello dei loro diritti, che non è mai arrivato.
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E anzi i diritti sono stati lesi. E’ passato un anno da quando, il 21 di febbraio, c’è stato il caso del paziente 1 di Codogno, seguito dopo pochissimi giorni dallo scoppio dei primi casi nella provincia di Bergamo. Era il 23 febbraio quando all’ospedale di Alzano Lombardo e al Papa Giovanni si iniziava a temere per le sorti della città, tristemente diventata simbolo dell’epidemia con le bare che sfilarono nella città. Ma, se a Codogno qualcuno c’è stato e gli esponenti politici, chi più chi meno, hanno fatto tappa, Bergamo è rimasta abbandonata. Nessuna autorità ha fatto visita ai paesi più colpiti d’Italia dalla prima ondata, nessuno sforzo di dialogo, nessuna scusa, nonostante siano venite fuori nel tempo evidenze circa una cattiva gestione della pandemia.
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“Abbiamo deciso di rivolgerci a Lei a distanza di un anno da quei fatidici 21 e 23 Febbraio 2020 da cui tutto è cominciato, per sollecitare una riflessione ma, soprattutto, per esortarla ad un dialogo, quello che fino ad oggi, oltre a tutto il resto è mancato” , scrivono i legali nella missiva che poi puntano il dito sulla mancanza di un piano pandemico adeguato che ha messo l’Italia in una situazione di difficoltà. “Non è superfluo ricordare come le proporzioni e le conseguenze sarebbero state certamente diverse e più contenute, se l’Italia avesse avuto un piano pandemico adeguato”, si legge nella lettera. Le istituzioni sarebbero colpevoli di non aver seguito i loro obblighi di legge e di non aver messo in pratica le linee guida dell’Oms e le statuizione della Regolamentazione Sanitaria Internazionale.
Era già successo
La storia non è nuova. A muoversi sulla stessa scia era stato il Comitato lombardo “Noi Denunceremo”. Ad aderire sono state centinaia di persone, parenti delle vittime del Covid, ma anche persone non coinvolte direttamente, guidate dall’avvocatessa Consuelo Locati. Secondo il Comitato, quando l’epidemia è scoppiata in Lombardia, le autorità locali e il governo centrale non sono riusciti a prendere provvedimenti tempestivi che avrebbero potuto evitare la necessità di un lockdown nazionale e i danni economici che ne sono derivati. Inoltre, viene denunciato il mancato aggiornamento del piano pandemico da parte del Governo e della Regione Lombardia.
Alle autorità è stato chiesto un risarcimento medio di 259.000 euro a persona , per un totale complessivo di circa 100 milioni di euro.