“Weekend all’italiana”: zone arancioni, limiti agli spostamenti, ma folla nelle strade

Campania, Emilia Romagna e Molise sono tornate di nuovo in zona arancione nell’ultimo weekend appena trascorso. Ma i limiti e le restrizioni non hanno fermato la voglia di libertà e le persone si sono riversate nelle piazze e sui lungomare. 

E’ stato un weekend all’italiana, quello appena trascorso, che ha visto Campania, Emilia Romagna e Molise tornare in zona arancione. Bar e ristoranti chiusi, quindi, con possibilità di asporto e consegne a domicilio. Aperti invece i negozi, mentre rimane il divieto di spostamento tra le regioni e di assembramento. Coprifuoco, fisso, alle ore 22.00. Questa la teoria, perché la pratica è stata ben diversa e le cose effettive si sono distaccate dai presupposti. Se nella giornata di sabato ( quando le tre Regioni erano ancora gialle) molti si sono concessi un ultimo pranzo e qualche ultima libertà, le chiusure iniziate nella giornata di domenica non hanno certo fermato la voglia di uscire e non hanno impedito il formarsi di assembramenti in più parti d’Italia.

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Assembramenti si sono registrati nel centro di Bologna, ma anche a Napoli dove si è cercato di mettere un freno con transenne sul lungomare. A Roma, ancora gialla, chiusure in via del Corso mentre San Siro, prima del derby fra Inter e Milan, ha visto migliaia di tifosi delle due squadre radunarsi all’esterno dello stadio. Complici il bel tempo e qualche sapore primaverile, la Capitale è stata presa d’assalto e a poco è servita la vigilanza da parte delle pattuglie e anche i presidi fissi, posti ad esempio sul lungomare d’Ostia. A Napoli, via Caracciolo e via Partenope sono state praticamente invase e il marciapiede che da piazza Vittoria va verso Santa Lucia è stato transennato.

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Intanto, si fa strada l’ipotesi di un nuovo lockdown. A chiederlo sono i virologi e gli esperti, in primis Walter Ricciardi che ha palesato la necessità di ricorrere a misure più estreme per fronteggiare l’avanzata dell’epidemia ed in particolar modo delle varianti. Sostiene la necessità un lockdown anche Andrea Crisanti , secondo cui un lockdown serviva già a dicembre. Si unisce al grido dei “rigoristi” anche Massimo Galli. E così fa anche Claudio Mastroianni, del Policlinico Umberto I di Roma. Sta di fatto che l’ipotesi di un nuovo lockdown spaventa gli italiani e non poco. L’economia del Paese, già messa sotto pressione in questi mesi, non potrebbe reggere nuove chiusure. I danni dell’epidemia e gli effetti sull’andamento economico nazionale saranno pagati nel corso di anni e già adesso la crisi invade diverse settori.

Migliaia e migliaia di lavoratori rimasti a casa, costretti ad abbassare le saracinesche dei negozi, vivono un dramma inaspettato e la paura legata alla perdita di certezze verso il futuro. A questo, si aggiunge lo stress e la pressione psicologica dei cittadini, che non sopportano più il peso di cambi repentini di status e che, dopo mesi di sacrifici, non sono più disposti a farne di nuovi. Parlare di lockdown sembra semplice, ma di fatto la popolazione è stremata, mentalmente e fisicamente. La divisione a zone permette comunque lievi libertà che, ogni giorno, fanno ingoiare l’amara pillola della pandemia, di cui tutti – chi più, chi meno – stiamo pagando le conseguenze. E’ quasi certo, però, che Mario Draghi potrebbe proseguire con le tre fasce, senza allentamento delle misure che potrebbero essere in qualche modo rafforzate. Quasi certamente, rimarrà il coprifuoco con la chiusura di bar e ristoranti alle ore 18.00, anche se i locali potrebbero riaprire nelle zone gialle anche a cena. Non si parla di riaperture di palestre e piscine, forse solo le prime e soltanto nelle aree gialle con aperture scaglionate e lezioni individuali. Uguale discorso per cinema e teatri.

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