Draghi tiene per se’ la delega ai servizi segreti: andrà bene a Renzi? Quando lo fece Conte esplose il caos

La mancata nomina del sottosegretario con delega ai servizi segreti fu una della cause delle tensioni tra Renzi e l’allora premier Conte. Oggi Draghi però ha agito come il suo predecessore, tenendo la carica.

Nel mosaico di nomine di ministri e sottosegretari, Mario Draghi tiene tra i suoi ruoli quello di responsabile dell’intelligence italiana, esattamente come fece il suo predecessore Giuseppe Conte. Eppure in base a una legge del 2007, i servizi segreti devono rispondere a un’unica autorità: il presidente del Consiglio o l’Autorità delegata. Ragion per cui, in teoria, il ruolo di Presidente del Consiglio è incompatibile con la carica, tanto che negli ultimi anni i vari premier hanno ceduto tale carica a persone di loro fiducia: Berlusconi a Gianni Letta; Monti a Gianni Di Gennaro; Letta e Renzi a Marco Minniti.

Potrebbe però trattarsi di una tattica di Draghi per evitare nuovi scontri nella maggioranza, in attesa di risolvere, per l’appunto, l’intricata matassa delle cariche di governo dell’esecutivo che devono ancora essere cedute ai partiti.

Pietro Benassi

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Conte solo un mese fa aveva scelto per questo ruolo Pietro Benassi, uomo con una lunga carriera in ambasciate tra cui quella prestigiosa a Berlino nonché capo di gabinetto dei ministri degli Esteri Emma Bonino e Federica Mogherini. Quando nel 2018 il nome di Giuseppe Conte irruppe nella scena politica italiana ricevendo la carica di Presidente del Consiglio, Conte decise di tenere la carica ai servizi segreti ad interim, cosa che fece storcere il naso a molti e infuriare Matteo Renzi, e nominare Benassi come consigliere diplomatico del premier.

Una questione che il leader di Italia Viva ha portato avanti per i due anni di mandato del premier voluto dal M5S e che fu una delle principali cause della crisi di governo. Crisi che Conte pensava di aver risolto con la mossa di scegliere un suo fedelissimo ma che invece è stata tra le cause delle sue dimissioni. Ma ora il peso del senatore di Scandicci in questo esecutivo è davvero poco rilevante rispetto al Governo Conte II, ragion per cui Renzi sarà costretto a ingoiare il boccone.

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