Confindustria propone uno stop graduale al blocco dei licenziamenti, attivo dallo scorso anno, i sindacati sono per la proroga. Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando prova a mediare e ha già convocato le parti. Ma la partita è difficile e da questo si capirà molto del nuovo Governo Draghi.
La prima grana per Mario Draghi riguarda il mondo del lavoro. Il 31 marzo scade il blocco dei licenziamenti imposto dal Governo Conte II e attivo dal marzo scorso. Blocco che probabilmente andrà incontro ad una mini-proroga in attesa di capire come agire e prendere tempo con le parti. La decisione è stata prorogata finora per ben quattro volte: con il Decreto Rilancio (D.L. n. 34/2020) che ha esteso il blocco sino al 17 agosto; con il decreto Agosto (D.L. n. 104/2020) fino al 31 dicembre, con il decreto Ristori (D.L. n. 137/2020) sino al 31 gennaio e, infine, con la Legge di Bilancio fino al 31 marzo 2021.
La patata bollente ora è nella mani del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, alla ricerca di un compromesso e ha convocato sindacati e Confidustria, già ascoltati la scorsa settimana in audizione.
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Se da un lato la posizione comune dei sindacati è quella di evitare i licenziamenti almeno finché non rientrerà la crisi economica e pandemica, Confindustria prova a mediare tramite la proposta di uno stop graduale al divieto. Il piano verrà sottoposto prima al vaglio del Comitato di presidenza e del Consiglio generale dell’associazione e sarà poi portato all’attenzione delle organizzazioni sindacali.
“Ci stiamo battendo affinché il blocco dei licenziamenti sia prorogato e si faccia la riforma degli ammortizzatori sociali” fa sapere il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, intervenendo al congresso nazionale delle Acli. “Siamo in una fase in cui diseguaglianze e povertà sono drasticamente aumentate. Si è poveri anche lavorando. Il punto è la svalorizzazione del lavoro e delle persone. Mai come ora è necessario costruire una cultura del lavoro, dei diritti, dell’inclusione e costruire una unità vera del mondo del lavoro“.
“Noi abbiamo elaborato una nostra proposta di scongelamento graduale e progressivo del blocco dei licenziamenti che chiederemo al nostro Comitato di presidenza e al nostro Consiglio generale di valutare nelle riunioni che abbiamo programmato – dichiara il vicepresidente di Confindustria con delega alle relazioni industriali, Maurizio Stirpe -. Se otterremo condivisione su questa proposta ci piacerebbe sottoporla alle organizzazioni sindacali al fine di ottenere una loro valutazione nel merito. Parallelamente questa stessa proposta sarà fatta pervenire sia al ministero del Lavoro che al ministero dello Sviluppo economico e alla presidenza del Consiglio dei ministri“.
Nonostante il blocco sia attivo da un anno, sono oltre il 27% le imprese che hanno dovuto ridurre il personale nel 2020, quota che sale fino al 36% per quelle del settore manifatturiero. Si tratta plausibilmente di contratti a tempo determinato e di somministrazione non rinnovati e del mancato turnover di personale in quiescenza. Detto ciò, solo nel 2020 sono stati persi 444mila posti di lavoro e solo a dicembre si sono registrati 101 mila occupati in meno, di cui 99mila donne.