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Politica

Gli equilibri dei partiti dopo il governo Draghi: la nascita del centro liberale di Renzi e Berlusconi

Il governo Draghi sembra aver sconvolto tutti gli equilibri vigenti all’interno dei partiti prima della crisi di governo. La realtà è che un forte trasformismo domina la politica italiana da sempre, soprattutto negli ultimi anni. Ma questo governo di larghe intese vede alla maggioranza tutte, o quasi, le forze politiche. Questo potrà cambiare la composizione dei partiti e la loro tendenza, soprattutto alla fine di questa avventura di governo. 

L’estrema varietà di questo esecutivo ha fatto storcere il naso a molti politici “integri”, i cosiddetti puristi” che non avrebbero mai pensato un’alleanza con i loro più acerrimi nemici. E’ successo per il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana e Fratelli d’Italia. Questa diversa prospettiva di considerare questo esecutivo ha creato violenti terremoti interni ai partiti, dimostrazione evidente è la scissione dei grillini dibbattistiani. Il M5S è nato dall’insurrezione al governo Berlusconi, alle Banche e all’Europa, oggi abbraccia tutto ciò. Ma c’è chi ha detto No, e rimane fedele ai suoi valori e vola all’opposizione a far compagnia a Giorgia Meloni.

Fratelli d’Italia è stato l’unico partito, anche in fase di consultazioni con il premier Draghi, a manifestare la sua opposizione, chiara, netta ed irremovibile al governo nascente. Così come ha sottolineato la Meloni alla Camera, per una questione di coerenza e di serietà, il partito ha deciso di non prendere parte a questo “assembramento” governativo come l’ha chiamato qualcuno. Ha scelto fino alla fine di fare opposizione a questo governo composto sostanzialmente dalle forze del precedente esecutivo più i suoi alleati della coalizione centrodestra.

Come ciò influirà sulla tenuta della coalizione? Il più vicino alleato sovranista Salvini sembra aver ricevuto un’illuminazione sulla via di Bruxelles ed essersi convertito all’europeismo. Complice di questa fatua o momentanea o perenne scoperta l’altro alleato: Silvio Berlusconi. Forza Italia da sempre europeista e liberale ha trascinato in questa avventura di governo anche il leghista Salvini. Il leader del Carroccio, infatti, all’indomani della crisi, continuava a ripetere come un disco rotto che l’unica soluzione sarebbero state le elezioni. L’appoggio di Lega e Forza Italia al governo Draghi ha rotto qualcosa anche all’interno della coalizione centrodestra che potrà cambiare il suo bilanciamento all’indomani di questo esecutivo.

L’alleanza della crisi e dell’alternativa: il grande centro

I forzisti, soprattutto una parte di essi, da quando è nata questa coalizione con i sovranisti, sono sempre stati un po’ costretti e insofferenti nei confronti di questa unione. I valori del partito azzurro poco combaciano, infatti, con una politica sovranista ed euroscettica. Questo governo è stato l’input giusto per sciogliere questa coalizione e eliminare questa fastidiosa e ingombrante etichetta dal centrodestra. Berlusconi e i forzisti da un po’ di tempo hanno trovato un valido e più affine alleato nello stratega Matteo Renzi, autore di questa crisi e promotore – insieme al Cavaliere – della nomina di Mario Draghi come presidente del Consiglio.

Un’alleanza che si è mossa in sordina ma che piano piano sta venendo alla luce e che probabilmente darà vita ad una reale alleanza di partito moderato, democratico, liberale, europeista. Dal centrosinistra Renzi e dal centrodestra Berlusconi creerebbero un vero partito di centro, una terza via possibile. Il modello ispiratore di Renzi sarebbe quello realizzato da Macron in Francia e sarebbe pronto a sciogliere Italia Viva per mettere insieme un partito con un unico simbolo alle prossime elezioni per creare una vera alternativa e raggiungere più consensi. A far parte di questo partito oltre a Forza Italia ci sarebbero anche +Europa della Bonino e Azione di Calenda.

I sondaggi hanno ipotizzato che questo partito raggiungerebbe il 16,4% alle spalle di Lega e Pd collocandosi come terzo partito e superando il M5S. Il grande stratega, al momento poco amato dagli italiani, ha in mente il progetto del grande centro e sembra disposto a fare da king maker per poi ritirarsi nei retroscena. Questo partito di centro liberale andrebbe a raccogliere forze sparse soprattutto nella sinistra che disperdono voti come +Europa e Azione, ma la stessa Italia Viva che non si riconoscono nel Pd ma non creano un’alternativa di sinistra abbastanza forte. Potrebbe essere la scelta anche dei delusi dai dem, di chi credeva alle parole di Zingaretti “mai con i 5 stelle”?  Tutto da vedere, per il momento non si parla che di ipotesi. Ma un partito del genere, nata da un’alleanza che non è più solo vociferata, potrebbe cambiare sistematicamente gli equilibri dei partiti.

Come saranno gli equilibri dei partiti dopo Draghi?

Come saranno le alleanze e come saranno composti i partiti dopo il governo Draghi, dunque? Questo tsunami ha stravolto gli equilibrio e scoperto alcune carte, ha fatto crollare castelli di carta e le forze politiche irrimediabilmente cambieranno. Alle prossime elezioni avremo una sinistra formata probabilmente ancora dal tandem Partito Democratico-Movimento 5 Stelle. Questi sembrano aver resistito anche alla caduta del governo Conte bis. Al centro ci sarà il grande progetto Renzi-Berlusconi in un’insolita alleanza che comprende anche +Europa e Azione.

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E a destra? Sicuramente chi da lì non si è mosso come Fratelli d’Italia. Rimane il dubbio sulla svolta che prenderà Salvini alla fine di questo governo. Ma sembra improbabile che un sovranista antieuropeista, che come ha lui stesso sottolineato, non ha rinnegato i suoi valori e il suo credo, possa allearsi con partiti radicali come quello della Bonino. Una destra, dunque, che sarà sempre più spostata verso il sovranismo che il centrodestra dominata da Meloni e Salvini.

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Gli effetti del governo Draghi dati dalla convivenza in una così miscellanea maggioranza sono ancora tutti da scoprire. Ma vi sarebbero i presupposti per un riaggiustamento delle forze politiche e degli equilibri forse più coerente di quanto non lo fossero prima della crisi.

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