Vent’anni fa il duplice omicidio di Novi Ligure. Oggi Erika si è laureata e sposata, Omar vive in Toscana e fa il barista
Sono trascorsi 20 anni dall’atroce delitto di Novi Ligure: era il 21 febbraio 2001 quando in un quartiere tra case e villette a schiera, verso le ore 21, una ragazza urla chiedendo aiuto disperatamente. Blocca un’auto e indica la sua abitazione, una bifamiliare color salmone. La ragazza è Erika De Nardo, 16 anni, unica superstite di una strage atroce. La madre Susanna Cassini, 43 anni, e il fratello Gianluca, 12 sono stati uccisi violentemente. La scena del delitto è qualcosa di orribile e spaventoso: il bimbo è nella vasca da bagno nell’acqua piena di sangue, la madre a terra riversa in cucina dopo aver lottato a lungo per difendersi. Il padre della ragazza, Francesco, 44 anni, ingegnere, dirigente di uno stabilimento Pernigotti, stava giocando una partita di calcetto mentre nella sua casa sta succedendo il peggio.
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Le indagini su presunti banditi albanesi
Inizialmente i carabinieri dopo aver ascoltato Erika, sembrano aver davanti un quadro piuttosto chiaro di quanto accaduto, ossia una rapina finita in tragedia. La ragazza dà dettagli sui presunti assassini, forse albanesi. Dice che verso le 20 lei era in camera quando due uomini armati hanno fatto irruzione. Racconta che hanno dapprima aggredito la madre e poi il fratello e che lei è scampata al brutale delitto dalla porta del garage, ed è corsa in strada a chiedere aiuto. Intanto si svolge l’autopsia dei due cadaveri e sui due corpi vengono rilevate 97 coltellate. 40 alla madre, 57 al fratellino dodicenne di Erika.
Da quel momento parte la caccia ai colpevoli, tutti sono convinti di quanto ha raccontato la 16enne e si punta il dito contro i presunti banditi stranieri. In seguito i carabinieri fermano alcuni sospetti ed Erika dice di riconoscere l’assassino tra questi. Ma durante ulteriori accertamenti, si scopre che il giovane ha un alibi di ferro e anche testimoni che possono provarne l’innocenza.
Nel frattempo gli inquirenti iniziano a nutrire diversi dubbi: tornano alla villa e si rendono conto che non ci sono forzature alle porte, e in più non capiscono come mai i killer hanno agito proprio in un momento in cui tutte le famiglie sono in casa per cenare.
E poi, perché accanirsi in quel modo con un bambino di 12 anni? Allora decidono di approfondire nella vita della famiglia di Erika. La madre, fervente cattolica che per un periodo aveva insegnato catechismo e Gianluca un bimbo molto sereno, bravo a scuola e che gioca a calcio.
Erika invece a scuola è svogliata nonostante sia molto intelligente e negli ultimi mesi ha fatto un cambiamento. Si è fidanzata con Mauro Favaro detto Omar, figlio del barista. I due sono inseparabili ma i genitori di lei non approvano, tant’è che ci sono forti dibattiti nella villetta con la signora Susanna che cerca di dare un freno alla voglia di indipendenza dei due fidanzati.
La scoperta e la confessione
Intanto i carabinieri convocano Omar ed Erika in caserma, inconsapevoli del fatto che vi fossero microspie in sala d’attesa. I due cercano di accordarsi su cosa dire, poi Erika confessa:”Non ci scopriranno. Dobbiamo soltanto fare attenzione a mio padre che potrebbe aver capito qualcosa. Non hanno prove che siamo stati noi, non lo possono dire. Se dicono che c’è il tuo… non sei stato tu, non ci pensare più. Se il tuo Dna è mischiato a quello di mio fratello, viene fuori un altro Dna. Non sono scema e neanche ingenua. Io dico che va tutto bene. Ti chiederanno dove sei stato, se gli dici che non sei stato tu io rimango come testimone”.
Poi cominciano gli interrogatori e dopo aver a lungo negato, confessano ma si accusano a vicenda. Le prove però, sono evidenti e inconfutabili: tutti e due hanno colpito sia Susanna, sia Gianluca, per poi tentare di nascondere il duplice delitto. Hanno tentato di cancellare le loro impronte dai coltelli usati per ucciderli, lavandoli. Dopo 48 ore i due vengono accusati di duplice omicidio.
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Il 14 dicembre 2001 la sentenza: Erika condannata a 16 anni, 14 per Omar. Il 3 marzo 2010 Omar torna in libertà con uno sconto di pena per buona condotta mentre Erika esce l’anno dopo, il 5 dicembre 2011 per lo stesso motivo. Entrambi, oggi vivono in altri posti:Erika si è laureata in carcere in Lettere e filosofia, e lavora in un negozio di dischi mentre Omar fa il barista. Il padre di Erika non l’ha mai lasciata sola.