Dopo la decisione della Procura di Milano di aprire una inchiesta per frode in commercio, il Ministero della Salute ha deciso di intervenire e di imporre lo stop alla vendita delle U-Mask. Altrettanto importante è stata la segnalazione dei Nas di Trento. Questi ultimi hanno scoperto che le mascherine U-Mask risultavano come dispositivi medici in base ad una certificazione di un laboratorio «privo di autorizzazione». Certificazione che veniva sottoscritta da un soggetto privo di laurea.
La decisione del Ministero della Salute
La Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della Salute fa sapere di essere venuto a conoscenza «di irregolarità nel processo di immissione in commercio» delle U-Mask. Ciò perché «la conformità del prodotto è basata anche sulla scorta di certificazione rilasciata da un laboratorio di analisi risultato privo di autorizzazione sanitaria». La stessa, si legge, «sottoscritta da un soggetto privo dei prescritti titoli abilitativi». Di conseguenza, sottolineano i potenziali rischi «in termini di efficacia e sicurezza». Vengono sollevati, dunque, dei dubbi circa «l’adeguatezza come strumento di prevenzione dei contagi».
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L’azienda ha solo cinque giorni, dato il «carattere d’urgenza», per ritirare dal mercato tutti i prodotti e dovrà farlo a sue spese. A Milano, intanto, continua l’indagine per frode nell’esercizio del commercio. Un esperto avrà 40 giorni a disposizione per analizzare le U-Mask e le mascherine dell’azienda concorrente e verificarne l’effettivo filtraggio. L’Antitrust ha avviato, inoltre, un procedimento istruttorio nei confronti di U-Earth Biotech e Pure Air Zone Italy per contestare le attività di promozione e di vendita delle U-Mask. L’Autorità sostiene che queste attività siano state svolte in modo ingannevole e aggressivo, sfruttando la situazione di emergenza.