I Pm per i reati ambientali della procura di Taranto chiedono 28 e 25 anni di reclusione rispettivamente per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari dell’Ilva. Sono in tutto 44 gli imputati del processo “Ambiente svenduto”, a cui vanno aggiunte tre società. Al centro del processo, l’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. Chiesti 5 anni di carcere anche per Nichi Vendola.
Arriva la richiesta dei Pm del pool per i reati ambientali della procura di Taranto nei confronti innanzitutto degli ex proprietari e amministratori dell’Ilva, Fabio e Nicola Riva, per i quali sono stati chiesti rispettivamente 28 e 25 anni. La richiesta è stata fatta all’interno del processo denominato Ambiente Svenduto, incentrato sull’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico Ilva. In tutto sarebbero 44 gli imputati, a cui vanno aggiunte tre società. L’accusa è di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Al momento sono 35 le richieste di condanna, presentate al nono giorno di requisitoria alla Corte d’Assisse dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano con il procuratore facente funzione Maurizio Carbone. Al centro delle accuse – come già evidenziato – la famiglia Riva, accusata di esser a capo di una vera e propria associazione a delinquere che, presentando dati non veritieri, è riuscita a lasciar proseguire l’attività dell’azienda siderurgica, nonostante le palesi infrazioni ambientali. In tal modo la famiglia Riva avrebbe evitato i controlli necessari per bloccare l’attività. Oltre a Fabio e Nicola Riva, al centro della vicenda ci sarebbero anche Luigi Capogrosso (ex direttore dello stabilimento) e Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva. Per entrambi sono stati chiesti 28 anni. Poi ancora, Francesco Perli, il legale amministrativista che secondo la procura avrebbe influenzato le ispezioni del gruppo istruttore ministeriale, quando nel 2011 gli concesse all’Ilva l’autorizzazione integrata ambientale. E così via. Fino ad arrivare a Nichi Vendola.
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