M5S, 15 grillini in Senato votano No alla fiducia a Draghi: la scissione sempre più vicina

Ieri sera il Senato ha votato la fiducia al presidente del Consiglio Mario Draghi. Tra le fila del Movimento 5 Stelle sono stati 15 i voti contrari. Gli interventi che hanno anticipato la votazione hanno manifestato il dissenso dei grillini. Un’appoggio non troppo convinto da parte dei sostenitori del Sì che hanno dichiarato che sarà sempre un “sì guardingo.” La spaccatura interna al Movimento palesata ieri in Senato porterà come ovvia conseguenza una scissione. 

Continua a perdere pezzi il Movimento 5 Stelle. Ieri sera il Senato 15 voti contrari alla fiducia al governo Draghi. Nei loro interventi hanno espresso non solo la contrarietà al presidente Draghi ma anche al proprio partito di provenienza. Annunciando così una nuova compagine parlamentare scissa da quella parte del Movimento che ha deciso di sostenere questo esecutivo. Il senatore Mattia Crucioli ha chiaramente detto: “Ovviamente non posso più essere nel M5S, la scelta di campo è radicale.” La scelta di fare opposizione a questo governo è la scelta di molti ormai ex grillini per cui l’espulsione dal gruppo parlamentare sarà inevitabile. Ma come Crucioli anche la Granato esprime la volontà di valutare la creazione di un nuovo gruppo parlamentare all’opposizione. A questo gruppo di contrari si aggiungono anche 6 grillini assenti. I “disertori” avranno sicuramente sanzioni disciplinari dato che si trattava di un voto “vincolante” come lo aveva definito Crimi.

Oggi si attende la votazione alla Camera dove arriveranno altri voti contrari, e anche qui dovranno essere prese in considerazioni altre vie come la creazione di un nuovo gruppo. Sicuramente quello che è accaduto con la fiducia al governo Draghi avrà ripercussioni pesanti sul Movimento 5 Stelle. I numeri non saranno più quelli di una volta nè alle camere nè nell’elettorato, poichè la fronda del No era quasi la metà dei votanti sulla piattaforma. Chi ha votato No dovrà decidere se proseguire sulla strada della delusione e quindi dell’abbandono del Movimento o concedere di nuovo la fiducia anche in queste condizioni per i grillini “puristi” inaccettabili. Il Movimento sta perdendo pezzi e dovrà fare i conti con questa scissione.

Il sì guardingo e vigile a Draghi del Movimento 5 stelle

I 15 dissidenti del Movimento stanno pensando di unirsi a Italia dei valori per evitare di finire nel gruppo Misto, ma questo è ancora tutto da decidere. Quello che è certo è che non faranno più parte del movimento pentastellato. I voti contrari sono stati più di quelli che ci si aspettava, stasera ci potranno essere altre sorprese alla Camera. Nonostante ciò il Movimento 5 stelle rimane il gruppo più numeroso al Senato con 92 parlamentari.

Il sostegno però dei grillini restanti non è un sì scontato, ma sarà sempre guardingo come ha dichiarato nel suo intervento Ettore Licheri ieri sera in Senato. Il senatore pentastellato “avverte” il presidente Draghi di non dare il sostegno dei grillini mai per scontato. La loro scelta di entrare a far parte del governo è stata fatta per non stare all’opposizione o in disparte ma per “rompere le scatole” come esprime con una licenza verbale Licheri. “Non sarà mai un sì incondizionato. Sarà un sì vigile, direi guardingo”. Non un presupposto affidabile per una maggioranza di governo, bensì suona come una minaccia interna, quasi come avere una bomba ad orologeria interna alla maggioranza.

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Forse più coerente il gruppo dei dissidenti ha scelto per l’espulsione e comunque per la scissione. Una scissione già messa in conto da Beppe Grillo nel momento in cui ha detto “Draghi è un grillino” lasciando nello sconcerto parlamentari ed elettori. Sostenere Draghi ha significato per loro venir meno alla maggior parte del loro credo politico e coalizzarsi con chi lottavano contro.

Nuove agitazioni causate da Rousseau sulla leadership del M5S

movimento 5 stelle

Nel frattempo sulla piattaforma Rousseau la base 5 Stelle elimina la figura di capo politico, che in questi giorni doveva essere rieletta, sostituendola con un Comitato direttivo composto da 5 membri modificando anche lo statuto del Movimento. La piattaforma ha approvato con il 79,5% di sì contro al 20.5% di No le modifiche allo statuto. Ma anche qui sorgono i primi scontri tra Crimi e Casaleggio. Chi vorrebbe subito operativo un cambio politico, e Crimi che vorrebbe rimanere in carica come capo politico fin quando non si eleggeranno i 5 del Comitato direttivo. Questo è un altro motivo di scontro all’interno di un sempre più agitato Movimento.

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Il vero problema dei grillini non è Draghi, Berlusconi o chiunque faccia parte di questo governo. I problemi sembrano derivare più dall’interno del Movimento. Sembra esserci una falla nella leadership, le delusioni inflitte agli elettori e ai tantissimi sostenitori che contavano all’alba del 2018. Forse, dopo il massimo splendore era un meccanismo destinato a sgonfiarsi e ad incepparsi. Personalità sparse, senza una figura da seguire, senza un leader e senza una linea comune. Dissidenti di sé stessi, le 5 stelle si stanno frantumando a contatto con l’atmosfera del pianeta Terra.

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