«Sono segregata in una villa trasformata in una prigione. Tutte le finestre sono sbarrate e non posso aprirle. Ci sono sette agenti della Polizia a controllarmi: due all’interno e cinque all’esterno. Mi sono chiusa in bagno per registrare questo messaggio, non ho altra scelta». Sono queste le parole che la Principessaa Latifa ha pronunciato in un videomessaggio inviato ai suoi amici. Questi ultimi hanno inviato a loro volta il video alla BBC che ha più volte provato a mettersi in contatto con l’emirato di Dubai e con gli Emirati Arabi Uniti che, però, non hanno voluto commentare
I tentativi di fuga
Latifa Al Maktoum è la figlia del reggente di Dubai e vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti, uno degli uomini di Stato più ricchi al mondo. Da sempre, la 35enne ha un rapporto conflittuale con suo padre. Già all’età di 16 anni aveva tentato di scappare. Il primo e vero tentativo di fuga risale, però, al 2011. Diversi anni dopo, nel febbraio del 2018, la Principessa aiutata dalla sua istruttrice di capoeira, Tina Jauhiainen, con un gommone si sposta nelle acque internazionali. Qui, ad aspettarle vi era un imprenditore francese, Herve Jaubert con uno yacht con bandiera statunitense. Dopo soli otto giorni, però, un comando ha assaltato la barca riportando la Principessa Latifa a Dubai. I suoi due complici furono detenuti per due settimane, ma di Latifa da quel momento in poi non si ebbero più notizie.
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La preoccupazione
Nelle richieste di aiuto lanciate dalla Principessa, lei stessa afferma di essere stata drogata subito dopo essere stata riportata con la forza a Dubai. Dopo due anni di silenzio, il videomessaggio che è stato diffuso preoccupa ancor di più le persone a lei vicine. Gli amici hanno deciso di inviare i suoi messaggi ai media occidentali. Lo scopo è quello di far arrivare la notizia all’ONU. La sua famiglia, intanto, da anni ribadisce che la Principessa si trova con loro al sicuro. «Non so proprio cosa vogliano fare di me, la situazione peggiora giorno dopo giorno. Sono stanca di tutto questo» conclude Latifa.