Draghi detta le priorità nel suo discorso. Ma sul lavoro cosa ha detto?

Nella giornata di oggi – mercoledì 17 febbraio – il neopresidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto il suo primo discorso in Senato, della durata di circa 50 minuti. In nottata dovrebbe arrivare il voto di fiducia, dopo la replica del premier agli argomenti sollevati dai diversi gruppi parlamentari. Durante il suo discorso Draghi ha parlato di vaccinazione, Recovery, green economy, riforma del fisco e parità di genere. Ma cosa ha detto sul lavoro?

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Nella mattinata di oggi – 17 febbraio – il presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto il suo primo discorso ai parlamentari di maggioranza e opposizione. Durante il suo intervento in Senato il premier ha ribadito quali sono le priorità del nuovo esecutivo, sciogliendo gli ultimi dubbi prima della votazione della fiducia, che avrà luogo questa sera. Sono stati 50 minuti nei quali Draghi ha innanzitutto chiarito la natura del nuovo governo, definendolo “governo del Paese”: “La storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule. Un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del paese“. Un governo dallo spirito repubblicano che racchiuderà “la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti“. Tradotto in punti programmatici, questo significherà un governo fortemente europeista e fermamente convinto dell’esigenza di restare nell’euro (e qui la prima stoccata a Salvini). “Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia“, dice Draghi. A partire da questo spirito di unità nazionale e internazionale – ribadisce Draghi – si potrà pensare a tutto il resto.

Le priorità

Per le vaccinazioni servirà un cambio passo, e non ci si dovrà limitare a “luoghi specifici”, ma utilizzare tutti i luoghi già esistenti che potrebbero esser resi idonei alla missione. Per la sanità sarà necessario estendere la rete territoriale, attraverso i servizi di base. Per la scuola sarà necessario tornare “rapidamente a un orario scolastico normale“, recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, e ottimizzare le esperienze acquisite tramite la didattica a distanza. Per il Recovery sarà necessario fare bene e rapidamente, partendo dalla base già proposta dal governo Conte e definendo nei dettagli i singoli progetti, creando un piano dettagliato e in grado di guardare al futuro. Poi il cambiamento climatico, sul quale Draghi spiega: “Il governo cercherà una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create“. Infine: “Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta“. Per quanto riguarda la riforma fiscale, infine, è necessario studiare una revisione profonda dell’Irpef “con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività“.

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E il lavoro?

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Anche sul lavoro e sulla situazione economica Draghi dice qualcosa, ma non svela molto. Il presidente del Consiglio ha sottolineato i gravi effetti negativi della pandemia in economica, effetti che si ripercuotono inevitabilmente anche sull’occupazione. Draghi ha più volte sottolineato: le principali vittime di questo periodo di crisi sono e saranno giovani, donne e autonomi, per i quali bisogna immediatamente predisporre le misure di sostegno e rilancio necessarie. Poi ha lanciato un monito anche nei confronti degli altri lavoratori: al momento la crisi lavorativa ha toccato le fasce più fragili, si è estesa ai contratti a tempo determinato e potrebbe arrivare anche ai contratti a tempo indeterminato. Draghi sottolinea come gli impatti sull’occupazione siano “destinati ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento“. Chiaro, quindi che fare? La Cassa integrazione ha arginato il problema, ma non può bastare. Per risollevare il mercato del lavoro, rileva, “centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in accordo con le regioni. Questo progetto è già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza ma andrà anticipato da subito“.

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La distruzione creativa del governo Draghi

Draghi non l’ha nominata apertamente ma le politiche economiche del governo potrebbero seguire quelli che sono i principi della “distruzione creativa“: proteggere tutti i lavoratori, ma evitare i fondi distribuiti indiscriminatamente; individuare le attività in grado di sopravvivere e attivarsi per difenderle; lasciar decadere le altre ormai fuori mercato ma aiutando i lavoratori a riqualificarsi e ricollocarsi. Insomma, lasciare che le aziende tenute in piedi esclusivamente da fondi pubblici e incapaci di rialzarsi decadano fisiologicamente, senza trascinare con sé i lavoratori, che invece saranno ricollocati nelle aziende su cui si deciderà di puntare. Draghi lo dice quasi chiaramente in un passo del suo discorso: “Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi“. La base di questo discorso deriva dalla teoria dell’economista austriaco Joseph Schumpeter. Così il governo Draghi da un lato potrebbe lasciare che la selezione naturale dei mercati faccia il suo corso; e dall’altro potrebbe tamponare gli effetti sociali che questo produce attraverso forme di sostegno ai lavoratori, quindi attraverso la mano pubblica. Un po’ di mercato, un po’ di Stato, è questa la ricetta di Draghi.

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Proprio a tal proposito, Draghi sembra anche proporre modifiche al Reddito di Cittadinanza, che andrebbe rafforzato proprio nella parte relativa al ricollocamento lavorativo. “Sarà necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in accordo con le regioni. Questo progetto è già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza ma andrà anticipato da subito”. Una sfida difficile, che va necessariamente ben orchestrata: il rischio è di lasciar senza freni le leggi del mercato senza che la rete statale sia pronta ad accogliere i caduti, o senza che sia in grado di rilanciarli nel mondo del lavoro ancora attivo.

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