La diffusione delle varianti del Coronavirus mette in allarme le regioni. 6 potrebbero subire un nuovo cambio colore.
E’ il 5 marzo la data in cui scade il Dpcm attualmente in vigore . l’ultimo a firma Conte – e toccherà al governo Draghi dovrà prendere le prime decisioni sulle restrizioni da attuare. Si pensa che il nuovo Presidente del Consiglio possa cambiare anche “supporto“, optando per il varo del decreto legge invece del classico Dpcm a cui ci siamo abituati in questi mesi. Il potere di ordinanza sarà lasciato alla Protezione Civile o ai ministri e del resto il ruolo del primo è stato ribadito anche questa mattina, durante il discorso al Senato. L’evoluzione della pandemia è messa a dura prova dalla circolazione delle varianti; infatti, sono sei le regioni italiane che rischiano la zona arancione da venerdì 19 febbraio. Secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte che potrebbero tornare arancioni.
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“Potrebbe succedere che anche l’Emilia-Romagna lo diventi tra qualche giorno, non perché la situazione sia drammatica ma perché è peggiorata rispetto a qualche settimana fa“, ha detto Stefano Bonaccini, Presidente dell’Emilia. L’Rt è sopra l’1 e i contagi sono cresciuti. Proprio in virtù delle varianti, appare difficile un’ipotesi di allentamento delle restrizioni. Sembra che Mario Draghi non stia optando per il lockdown, come chiesto invece dagli esperti; rimarrà con molta probabilità il coprifuoco alle 22.00 e la chiusura anticipata di bar e ristoranti alle ore 18.00. Nelle zone gialle, però, questi ultimi potrebbero riaprire la sera.
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E la ristorazione?
Prosegue il dramma della ristorazione, tanto che sarebbero quasi 11mila i gestori di bar e ristoranti dell’Emilia-Romagna che avrebbero già chiesto i Ristori. E a Genova, i ristoratori sono scesi in piazza per protestare contro la chiusura dei locali dovuta alla zona arancione. I manifestanti hanno inizialmente bloccato il traffico nella centrale piazza Corvetto e, durante la protesta, sono stati accesi anche fumogeni. Le proteste vanno avanti a chiazze in tutta Italia. Da Pesaro, Foggia, Verona, fino a Milano i ristoratori chiedono di riaprire ed hanno annunciato l’apertura serale nonostante i divieti. Una campagna al suono di #ioapro, in nome della disperazione di un settore ormai in ginocchio.