Nicola Morra dà per sicuro il voto contrario, Crucioli lascia. Il Movimento 5 Stelle spaccato nella fiducia a Mario Draghi e il rischio di scissione si fà sempre più concreto. I nomi dei pentastellati che voteranno No in Senato.
Con la prima votazione di oggi in Senato, il Governo Draghi potrebbe risultare essere l’esecutivo più votato in Parlamento della storia repubblicana. Con la sola esclusione ormai certa di Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana, infatti, tutti i gruppi parlamentari sono orientati verso il Sì all’ex-governatore di Banca d’Italia. Rimane ancora l’incognita di quanti parlamentari del M5S potrebbero decidere di astenersi o votare in aperta contrapposizione alla scelta effettuata dagli iscritti sulla piattaforma Rousseau e quindi all’orientamento del Movimento.
Si dà quasi per certo che almeno 15 pentastellati non voteranno la fiducia. I nomi sicuri: Abate, Angrisani, Crucioli, Granato, La Mura, Lezzi, Mantero, Mininno, Moronese, Morra, Nocerino, Dessì e Lannutti. Un’altra decina i dubbiosi, numeri che mettono a rischio il possibile record di Draghi. Annunciato l’addio al M5S durante la discussione in Aula di Mattia Crucioli, che ha dichiarato di “non potere più stare nel Movimento 5 Stelle. Voterò No al governo Draghi – ha detto Crucioli questa mattina in radio -. Mi preoccupa un governo che non farà mai gli interessi dei lavoratori e del ceto medio. In un solo colpo questo governo consegna alla destra maggioranza e opposizione. Grillo ha tradito le idee fondanti del Movimento 5 stelle”. Avvicinandosi poi alle posizioni delle Lega: “Il governo con Salvini vedeva il Movimento 5 stelle in una posizione di maggioranza. Potevamo contare davvero“.
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Già da iri sera 37 senatori M5s avevano proposto ai vertici di lasciare la strada libera all’astensione sebbene motivata. Questa mattina, prima del discorso di Draghi, il senatore M5S e presidente della commissione antimafia Nicola Morra aveva dichiarato: “Al 99% prevedo di non dare la fiducia al governo con un no o con un’astensione“. Voci simili si sono accodate tra i grillini: “Nel discorso non ha neanche citato il reddito di cittadinanza” avrebbe detto un senatore, “la vera bandiera del programma 5 stelle”.
Più incerto ma comunque molto critico anche Mario Michele Giarrusso, ex M5S ora nel gruppo Misto, durante la discussione generale: “Il Sud Italia è la più grande area sottosviluppata d’Europa, eppure signor presidente la sua formazione di governo mostra una grave disattenzione nei confronti del Sud. E’ completamente a trazione nordista“.
Il rischio per il Movimento 5 Stelle adesso è quindi quello di una scissione, paventata più volte dopo le alleanze di governo con Lega prima e Pd poi ma che oggi appare più probabile che mai, con la conseguente formazione di un nuovo gruppo politico tra coloro che voteranno No, rischiando l’espulsione, e coloro che oggi sono confluiti nel Misto.
Da parte loro i vertici del Movimento provano a fare quadrato attorno alla scelta del sostegno a Draghi. Vito Crimi ieri aprendo l’assemblea dei deputati ha detto “Abbiamo risposto all’appello del presidente Mattarella, un appello a tutte le forze politiche, a mettere da parte le divisioni, le legittime aspirazioni, in nome di un’unità necessaria ad affrontare con maggiore serenità il momento emergenziale“. Sulla stessa linea il Presidente della Camera Roberto Fico: “Qui non stiamo facendo nessuna alleanza con Forza Italia o con la Lega e non abbiamo firmato cambiali in bianco“.
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