Il Movimento 5 stelle appare più diviso che mai, tanto che molti pentastellati potrebbero non votare la fiducia a Draghi.
E’ caos nel Movimento 5 stelle. La tensione tra i pentastellati ha tutte le intenzioni di esplodere e non sembra esserci, all’orizzonte, nessuna tregua. La nascita del governo Draghi ha acceso gli animi dapprima per il voto sulla piattaforma Rousseau, sul quale molti si sono detti contrari. L’esito, come sappiamo, ha decretato la vittoria del sì e il M5s ha così appoggiato la nascita del nuovo Governo, trovandosi allo stesso tavolo con Lega e Forza Italia. Tra l’altro, Mario Draghi è il “nemico” dei principi pentastellati, se non altro per la sua vocazione elitaria. E infatti, Di Battista – una delle anime del Movimento che in realtà perde pezzi da tempo – ha abbandonato, dicendosi deluso dalla deriva pentastellata. Come se non bastasse, le ire si sono accese ancora di più per la mancata unione tra il Mise e l’Ambiente per il nuovo ministero per la Transizione ecologica, voluto da Beppe Grillo ma mai concretizzatosi.
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In particolare, la “base” del Movimento 5 stelle chiede di ripetere il voto appigliandosi alla faziosità del quesito. Agli iscritti sulla piattaforma era stato infatti chiesto di esprimersi con un “sì” o con un “no” riguardo la fiducia al governo guidato da Mario Draghi. Ma la premessa era chiara: in caso del sì, sarebbe stato istituito un super-Ministero della Transizione ecologica, uno dei punti su cui da tempo insiste proprio il M5s. Una formulazione ambigua tanto che alcuni pentastellati come Barbara Lezzi, Luisa Angrisani e Bianca Laura Granato e dalle consigliere regionali di Lazio e Campania, Francesca De Vito e Marì Muscarà chiedono di effettuare la votazione.
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Nuovo voto su Rousseau?
E’ iniziata così una discussione su Rousseau al fine di poter valutare la fattibilità di una nuova consultazione online. Ma non è tutto, perché la base – cioè i rivoltosi – hanno chiesto di indagare la responsabilità del reggente del Movimento di aver proposto un quesito fallace che rischia di incidere sull’azione politica di tutto il Movimento. Vito Crimi, insomma, entra nel mirino ma ci finisce pure Mario Draghi. Già, perché molti del M5s fanno passi indietro sul voto della fiducia. Almeno in sette hanno annunciato che a Palazzo Madama giovedì voteranno no alla fiducia: sono Lannutti, Dessì, Crucioli, Abate, Lezzi, Giannuzzi e La Mura.
Potrebbero essere decide e decine i parlamentari pronti a tirarsi indietro dopodomani e ne avrebbero tutto il diritto. E infatti, fanno notare i pentastellati, l’articolo 11 dello Statuto del Movimento 5 stelle prevede l’eventuale espulsione di chi dovesse decidere di non dare la propria fiducia all’esecutivo Draghi. Ma non è questo il caso, perché l’errore sta alla base. La frattura nel Movimento 5 stelle, che perde pezzi, sembra ormai essere inevitabile e un’altra bomba politica sta scoppiando mentre, dall’altra parte, si cerca di creare un Esecutivo che manca, ancora, di giuste premesse.