Impianti sciistici, era tutto pronto per riaprire: ma ormai Roberto Speranza ha deciso

Polemiche dopo la decisione di Roberto Speranza di bloccare la riapertura degli impianti sciistici arrivata ieri. Un altro segnale di discontinuità arriva da Palazzo Chigi, nonostante il cambio di vertice.

Cambio di vertice sì, ma nessun cambiamento effettivo. Le cose, in Italia, vanno avanti come prima. Vanno avanti che le decisioni che coinvolgono milioni di cittadini e di lavoratori arrivano così, di punto in bianco, e cambiare i piani diviene semplicissimo come uno schiocco di dita. Almeno, è facile per chi decide che quei piani cambino. Meno facile per quelli che si trovano a subire le decisioni che arrivano dall’alto. Già, perché per i gestori degli impianti sciistici pronti a riaprire, chiudere ( o meglio non aprire) non è stato facile, né dal punto di vista psicologico né da quello organizzativo. Prenotazioni, attrezzature pronte, dispositivi per la messa in sicurezza delle strutture: tutto era pronto per permettere al settore sciistico di ripartire questa mattina, lunedì 15 febbraio. Invece, ieri è stata decisa un’altra sorte e di punto in bianco è stato comunicato ai gestori che, per l’ennesima volta, non avrebbero riaperto.

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Il primo rinvio alla riapertura degli impianti c’era stato il 3 dicembre, poi il 7 gennaio. Il terzo, il 18 gennaio. Ieri c’è stata la proroga al 5 marzo. Ormai, però, la stagione è sostanzialmente compromessa e gli operatori del settore sono sull’orlo di un fallimento molto più che annunciato. Molte imprese falliranno e la stagione invernale ormai volge al termine. A loro sostegno si sono schierati l’intero comparto del Turismo e i governatori delle Regioni leghiste, ma anche i capigruppo di Camera e Senato e i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia che insistono sui ristori per ricompensare le imprese da sci dal danno ricevuto. La chiusura degli impianti da sci potrebbe essere un preambolo proprio di quel “lockdown totale” chiesto da Walter Ricciardi nella stessa giornata in cui è stato annunciato lo stop degli impianti.

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Quale discontinuità? 

Forti le critiche arrivate dal mondo della politica e anche dai lavoratori che chiedono un cambio di rotta sulle decisioni e sui tempi stabiliti dall’esecutivo. La responsabilità, comunque, non è solo di Roberto Speranza. Era stato Mario Draghi a dare dato l’ok alla proposta avanzata dal Comitato tecnico scientifico di riaprire le piste da sci. Gli impianti si erano organizzati per la riapertura prevista per oggi, lunedì 15 febbraio, attivando protocolli e prenotazioni. Ma un cambio di rotta c’è stato appunto ieri, quando il Cts ha indicato un rischio elevato derivante dalla riapertura del settore sciistico amatoriale. Il parere degli esperti è quindi passato nelle mani di Roberto Speranza che ha raccolto le opinioni ed elaborato un documento, passato a Draghi. Quest’ultimo ha confermato la proposta del Ministro della Salute, bloccando la riapertura degli impianti sciistici per la quarta volta.

La discontinuità, insomma, potrebbe essere attribuita ai cambi repentini ai vertici non supportati da un piano stabile ed effettuale. I ministeri hanno cambiato “capo”, ma Roberto Speranza è rimasto lì. Una figura chiave durante la gestione della pandemia, a cui certo sono stati attribuiti pochi meriti e molti demeriti, almeno da parte della pubblica opinione. Per l’esecutivo Draghi, i problemi iniziano già ad arrivare specie dopo le richieste avanzate dalla Lega che, ormai alla maggioranza, ha alzato la posta in gioco chiedendo un cambio dei membri del Cts.

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