Nuovo scontro tra Walter Ricciardi e il mondo della politica circa la controversa questione delle piste da sci. Con un’ordinanza, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha infatti bloccato la riapertura degli impianti, con appoggio del suo consigliere.
Un nuovo scontro si è aperto tra il Comitato tecnico scientifico e la politica. L’ultima goccia che potrebbe far traboccare il vaso è la questione delle piste da scii, questione che ha coinvolto Roberto Speranza e il suo consigliere, Walter Ricciardi, che nel frattempo ha chiesto la linea rigorista e un lockdown nazionale. Ma facciamo un passo indietro. Mario Draghi aveva dato l’ok alla proposta avanzata dal Comitato tecnico scientifico di riaprire le piste da sci. Gli impianti si erano organizzati per la riapertura prevista per oggi, lunedì 15 febbraio, attivando protocolli e prenotazioni. Ma un cambio di rotta c’è stato ieri, quando il Cts ha indicato un rischio elevato derivante dalla riapertura del settore sciistico amatoriale. Il parere degli esperti è passato nelle mani di Roberto Speranza che ha raccolto le opinioni ed elaborato un documento, passato a Draghi. Quest’ultimo ha confermato la proposta del Ministro della Salute, bloccando la riapertura degli impianti sciistici per la quarta volta. Il primo rinvio c’era stato il 3 dicembre, poi il 7 gennaio. Il terzo il 18 gennaio e ieri c’è stata la proroga al 5 marzo.
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Forti le reticenze della politica, da subito mostratasi contrariata da quanto deciso nella giornata di ieri. In particolare, dalla Lega, Matteo Salvini – accompagnato dal Ministro del Turismo – chiede che il Governo Draghi segua una direzione diversa dal Governo Conte: niente più decisioni e cambiamenti repentini, maggiore rispetto per quelle categorie di lavoratori che puntualmente si preparano a riaprire ma che, puntualmente, vengono bloccati sul nascere. Il partito di Matteo Salvini ha poi chiesto un cambio ai vertici e in particolare una sostituzione delle figure del Comitato tecnico scientifico, aprendo così un nuovo scontro tra tecnici e politici. Secondo Walter Ricciardi, però, la decisione che ha riguardato gli impianti sciistici non era affatto nuova.
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“Sin dalla prima fase, ho consigliato di essere sempre molto sinceri. I Dpcm si susseguivano di 15 in giorni in 15 giorni, quando noi sappiamo che la pandemia è un evento che dura mesi e in certi casi anni”, ha riferito Ricciardi intervenendo ieri a “Che tempo che fa”. Rispondendo alle critiche arrivate dagli esponenti politici, il consigliere di Speranza si è mostrato piuttosto stupito. Ciò che è stato deciso non era una novità, a suo dire. “Bisogna essere sinceri con la popolazione e dire che la situazione non potrà migliorare dopo 15 giorni. Queste cose le dico da ottobre ed è da ottobre che sappiamo che gli impianti sciistici non possono essere aperti”, ha proseguito. E una delle motivazioni riguarda le varianti, che preoccupano l’evoluzione della pandemia. Sarebbe stata infatti proprio la Svizzera ad innescare la catena di contagio, portando la variante inglese in Europa. E in Svizzera, gli impianti sciistici sono stati aperti sempre. “Una maestra è tornata a scuola e ha infettato tutti i suoi allievi. Da lì poi si è sparsa nel resto d’Europa. Sono cose che noi sappiamo e diciamo, ma che la politica è restia a dire completamente. La verità è che dobbiamo lottare e, se lottiamo con ragionevolezza e concordia, torniamo alla normalità”, ha concluso Ricciardi.
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Di fatto, la stagione è sostanzialmente compromessa e gli operatori del settore sono sull’orlo di un fallimento molto più che annunciato. Molte imprese falliranno e la stagione invernale ormai volge al termine. A loro sostegno si sono schierati l’intero comparto del Turismo e i governatori delle Regioni leghiste, ma anche i capigruppo di Camera e Senato e i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia che insistono sui ristori per ricompensare le imprese da sci dal danno ricevuto. La chiusura degli impianti da sci potrebbe essere un preambolo proprio di quel “lockdown totale” chiesto da Walter Ricciardi nella stessa giornata in cui è stato annunciato lo stop degli impianti. L’allarme viene dalle varianti e da uno studio internazionale che allerta su un “aumento della letalità del 20-30%” della variante inglese.
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