Dopo la frattura interna al Movimento 5 Stelle e la separazione del centrodestra arriva un’altra rottura a causa del terremoto Draghi. Questa volta a sinistra. Sinistra Italiana si dividerà da Leu e non sosterrà il governo Draghi.
Già durante le consultazioni Leu e Sinistra Italiana avevano messo veti e condizioni all’appoggio al governo Draghi. Leu aveva più volte dichiarato di non voler entrare a far parte di questo esecutivo se nella compagine di governo ci sarebbe stata anche la Lega. Alla fine il partito di sinistra dell’uscente esecutivo si era convinto a dare il suo contributo e tenere unita la maggioranza. Uno dei motivi principali a tendere verso il sì è stata la quasi certezza della conferma di Speranza al Ministero della Salute, richiesto dal Cts. Roberto Speranza infatti è il segretario di Articolo 1, parte dell’alleanza LeU. Ma l’altra parte della coalizione, Sinistra Italiana, non ci sta. Speranza riconfermato Ministro della Sanità non basta per stare al governo con la destra sovranista.
Il partito è orientata per votare No alla fiducia al governo Draghi. Si preannuncia così una rottura interna alla sinistra. La volontà di Leu è votare a favore di questo esecutivo ma Frantoianni, segretario di Sinistra Italiana, è deciso e non voterà la fiducia. La strada è il no o l’astensione. La motivazione è la delusione della sinistra nei confronti della squadra messa in campo da Draghi. “Ci aspettavamo di meglio di un “governo dei migliori” con così tanta destra“. Le aspettative molto alte, un po’ di tutti, sono state tradite e non vanno giù alcune scelte di Draghi. Per il piccolo partito di sinistra, c’è troppa destra – 3 ministri ciascuno a Lega e FI – al confronto con le forze di sinistra.
Di un altro parere sono la senatrice De Petris e il deputato Palazzotto di Sinistra Italiana. Questi protendono per il sì per “rinsaldare l’asse Pd-M5S”. Consapevoli delle differenze che compongono la maggioranza, vogliono comunque appoggiare il governo. “Vediamo tutte le contraddizioni e i problemi che una maggioranza di questo tipo porta con sè, ma sappiamo che in un momento difficile come questo serve assumersi la responsabilità.” Lo tsunami provocato da Draghi ha stravolto anche i sentimenti della sinistra, che seppur piccola e con un estremamente ridotto numero di parlamentari, decide di prendere strade diverse.
Una nuova scissione: La sinistra frammentata
Nicola Frantoianni, dopo il giuramento dei ministri, ha proposto di non votare la fiducia ad un governo così pieno della destra e “con la sinistra stretta ai margini seppur rappresentata da persone che stimiamo”. Dal risultato dell’assemblea convocata da Frantoianni emerge che in 122 hanno chiesto ai parlamentari di votare contro la fiducia al governo Draghi. Questo non implica una rottura alle amministrative e una chiusura a future alleanze. Infatti, l’assemblea “ribadisce il proprio impegno per costruire l’alleanza con Pd e M5S e con le forze della sinistra, dell’ambientalismo e del civismo, per le prossime elezioni politiche e a partire dalle prossime elezioni amministrative”.
Tutto molto convincente e lecito ma il problema sono i numeri. Sinistra Italiana ha solo tre parlamentari di cui due sono contrari alla proposta di Frantoianni. Per De Petris e Palazzotto si tratta di una “scelta sbagliata e controproducente per la sinistra”. Loro voteranno la fiducia al governo Draghi perchè per loro è proprio questo il momento di agire e di incidere, adottando una linea “interventista”, lottare per “affermare il proprio punto di vista in una maggioranza che non sarà mai politica.”
LEGGI ANCHE: Le priorità di Draghi: vaccinazioni e Ristori. Sarà un governo green e digitale
Questa scelta di Sinistra Italiana porta ad una microspaccatura del partito e di conseguenza di Leu un micropartito composto da Sinistra Italiana e Mdp-Articolo1. Si parla di “scissione dell’atomo” dato che si parla di numeri molto ridotti ma importanti e evocativi. LeU è stata la vera anima di sinistra della coalizione del governo Conte bis quello che non è più il Pd e che di certo non è il Movimento 5 Stelle. Frantoianni non si muove dalla posizione “mai con la Lega sovranista”. I 12 deputati e i 6 senatori di LeU sembrano non avere un peso ma nella corsa al carro dei vincitori “whatever it takes” sono solo due i partiti radicali, da un verso e dall’altro, fermi sui propri ideali senza scendere a compromessi, Fratelli d’Italia a destra e Sinistra Italiana a sinistra.
LEGGI ANCHE: Ricciardi, Arcuri, Speranza: la Lega chiede cambio di vertici, Draghi alle prime difficoltà
Con l’ulteriore scissione dopo quella di Italia Viva dal Partito Democratico, la sinistra in Italia sembra non avere un attimo di pace e trovare un’unione concreta. Appare sempre più divisa tra micropartiti i cui numeri spesso sono irrilevanti e spesso e volentieri si trovano in disaccordo tra loro. Questa costellazione di minipartiti di sinistra fa apparire la destra più grande e più forte di quello che in realtà è. La crisi dei tre partiti più grandi della coalizione centrodestra dà comunque un’idea di compattezza maggiore rispetto alla sinistra. Troppe alternative e troppe anime discordi non portano ai numeri e ad una maggioranza. Questa è essenzialmente la causa e la conseguenza della debolezza della sinistra in Italia che dura ormai da anni.