Dai ristori ai vaccini, dalla scuola all’emergenza sanitaria: le sfide che attendono il Governo Draghi sono molteplici.
Oggi è lunedì e come ogni lunedì si apre una nuova settimana ricca di impegni e appuntamenti. E l’agenda di Mario Draghi è già pienissima. Ad attendere il neonato esecutivo ci sono scelte importanti da prendere; in particolare, si tratta di prendere decisioni sulle strategie per affrontare l’avanzata della pandemia. Preme il Recovery Fund, non prima però del passaggio del discorso programmatico del premier e il voto di fiducia. Ci sarà poi anche la nomina dei sottosegretari e il nodo su Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza, che potrebbe essere riconfermato o meno. Mercoledì 17 febbraio, il neonato Premier terrà il suo discorso nell’aula del Senato, a cui dovrebbe seguire il voto di fiducia. Giovedì 18 sarà il turno delle Camere. Si delineeranno così le linee guida del programma di governo anche se una decisione è già arrivata ed è stata quella relativa alla riapertura delle piste sciistiche, slittata al prossimo 5 marzo.
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Nell’agenda, ci sono temi scottanti e i punti possono essere così riassunti: pandemia, vaccini, scuola e Recovery Plan. Proprio oggi sono stati registrati 7.351 nuovi contagi da Coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore su 179.278 tamponi analizzati. 258 i decessi, in aumenti rispetto a ieri. I guariti di oggi sono stati 11.771. Segna il record per numero di contagi l’Emilia-Romagna, seguita da Campania e Lombardia. Aumentano anche i ricoveri Covid in Italia, cresciuti complessivamente di 66 unità nella giornata odierna. I ricoveri in terapia intensiva aumentano di 4 unità. In totale, ad oggi, sono 18.515 i ricoverati con sintomi nei normali reparti e 2.089 quelli in terapia intensiva. La pandemia avanza e bisognerà cercare di capire come cercare di arginarla. Si proseguirà con il sistema a zone? Oppure si opterà per un lockdown totale come richiesto dal Cts? Preoccupano, inoltre, le varianti e l’aumento del tasso di letalità dovuto proprio alla diffusione di queste ultime.
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Il nodo vaccini
Un’altra emergenza, per l’Italia, è non bloccare il piano vaccinale. Attualmente ci troviamo nella fase uno. 1.281.768 è il totale delle persone a cui sono state somministrate la prima e la seconda dose di vaccino, mentre arrivano alla soglia dei tre milioni le somministrazioni di vaccini anti-Covid finora effettuate in Italia. L’Italia sta vaccinando personale sanitario, personale delle Rsa e ospiti delle strutture. La seconda fase, anche in seguito alle modifiche dopo AstraZeneca riguarderà categorie con patologie critiche correlate al tasso di letalità associata a Covid-19. Si tratta, cioè, di pazienti con malattie respiratorie, cardiocircolatorie, condizioni neurologiche e disabilità, diabete, fibrosi cistica ed altre malattie a grave rischio. Il nuovo documento del piano vaccinale ( elaborato proprio in seguito all’arrivo delle dosi di AstraZeneca) prevede tra le fasce prioritarie nella fase 2 anche gli over -70. Nella fase 3 dovrebbe toccare al personale docente e non docente, forze armate e di polizia, i penitenziari, i luoghi di comunità e gli altri servizi essenziali, la cui somministrazione potrebbe essere anticipata alla fase 1. Nella fase 3, quindi, riceveranno le dosi i soggetti compresi tra i 18 e i 55 anni. Infine, la quarta fase sarà riservata agli over 16, utilizzando le dosi rimaste a disposizione. Un piano che non può bloccarsi, dal momento che da questo dipende la salute del nostro Paese.
Recovery e scuole
Quanto al Recovery plan, il documento potrebbe subire qualche modifica ma dovrà essere pronto entro fine aprile, per essere consegnato alla Commissione europea che lo valuterà entro due mesi. Grande attenzione sarà data anche alle scuole, specie dopo che, già nei primi giorni del suo incarico, il capo del governo ha parlato di un possibile aumento del calendario scolastico, proponendo lezioni fino a fine giugno. Proprio la parte del Recovery plan destinata all’istruzione potrebbe essere rivista, con l’introduzione di riforme come la valutazione degli insegnanti e l’introduzione di criteri di merito e di efficienza, oltre alla formazione digitale. Si pensa anche poi di riempire le cattedre rimaste vuote che sarebbero, ad oggi, circa 120mila.