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Cronaca

La storia di Giovanna, poliziotta discriminata perché diabetica

La storia di Giovanna Soldi, poliziotta del Reparto Prevenzione Crimine di Potenza. “Ho indossato con onore la divisa che amo e chiedevo di tornare a lavorare e a servire il Paese in una collocazione adeguata alle mie condizioni di salute”

Giovanna Soldi – MeteoWeek.com

Discriminata perché diabetica. È la storia di Giovanna Soldi, assistente capo coordinatore della Polizia di Stato, in forza nel Reparto Prevenzione Crimine di Potenza e con trent’anni di carriera alle spalle. La sua storia inizia il 7 giugno 2017, quando in ufficio accusa un malore e viene soccorsa dai colleghi. In ospedale i medici le riscontrano un’ischemia scintigrafica ad albero coronarico esente da lesioni significative. Ma soprattutto le diagnosticano il diabete mellito di tipo 2, accompagnato da un’ipertensione arteriosa, racconta la poliziotta al quotidiano online Basilicata24.

Dalla strada all’ufficio… o quasi

Giovanna rientrerà in servizio tra maggio e giugno del 2018, dopo un lungo periodo d’assenza per le cure. “Nonostante fossi costretta a prendere medicinali e fare un’iniezione di insulina ogni giorno alle 22 e a seguire un’alimentazione legata a orari tassativi, mi comandano al servizio di aggregazione a Foggia. In pratica su macchina in strada – racconta a Basilicata24 –. Ero costretta a iniettarmi l’insulina in ambienti igienico-sanitari inadeguati, a fermarmi ovunque mi trovassi, cercando ripari di fortuna per farmi le iniezioni”. Il tutto durante lo svolgimento del servizio.

Nel frattempo Giovanna, contrae anche una grave infezione allo stomaco che la costringe a una nuova ospedalizzazione e al rientro nel suo domicilio per le cure necessarie. “Al rientro in servizio – prosegue – faccio richiesta ex articolo 12 dell’Accordo Nazionale Quadro per evitare di fare turni serali e notturni e magari essere collocata in ufficio”. Ma la domanda viene accolta solo in parte. “La dirigenza del reparto mi assegna a turnazioni di mattino e di pomeriggio, ma comunque in servizi esterni a bordo di autoveicoli. Solo quando erano previsti turni pomeridiani di controllo del territorio, mi mettevano a una scrivania nel corridoio, di fronte ai bagni di servizio della caserma, con mansioni secondarie e marginali. Non avvertivo di essere integrata negli uffici, anzi sentivo di essere discriminata, non potevo accettare quell’umiliazione”.

Giovanna con i colleghi – MeteoWeek.com

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Negata anche l’ambulanza della Polizia

A quel punto preferisce tornare sulla strada. Però, nel frattempo, il diabete si cronicizza e si aggrava costringendola a cinque iniezioni di insulina al giorno. Giovanna fa una scelta: “Chiedo ed ottengo i benefici della Legge Madia”. Il 12 ottobre 2020 riceve “la convocazione a visita medica collegiale presso la C.M.O del Dipartimento Militare di Medicina Legale di Bari, per il giorno 19 ottobre 2020 alle ore 8″. Poi presente un’istanza al dirigente del suo reparto “per poter utilizzare l’ambulanza della Polizia di Stato per il viaggio di andata e di ritorno da Potenza a Bari”. Ma non le concedono nemmeno quella.

Quindi “mi faccio accompagnare, a mie spese, in macchina da mio fratello e mi presento regolarmente alla visita medica a Bari, dove vengo giudicata non idonea permanentemente in modo assoluto al servizio nella Polizia di Stato e da collocare in congedo assoluto“. Dunque Giovanna è costretta ad andare in pensione con quattro anni di anticipo, subendo un danno economico rilevante. Evitabile, se in precedenza l’avessero collocata in altre funzioni compatibili con il suo stato di salute. “Non è tanto il danno economico che mi rattrista – spiega ancora la poliziotta al quotidiano lucano –. Quanto il trattamento che mi è stato riservato dai miei dirigenti. Dopo più di trent’anni di onorato servizio alla collettività, non mi è stato consentito di continuare il mio lavoro in un’altra collocazione dignitosa e allo stesso tempo adeguata alle mie condizioni di salute”.

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Poliziotta discriminata, informati i vertici dello Stato

Soltanto lo scorso 19 ottobre il ministero dell’Interno è venuto a conoscenza della vicenda, grazie a una lettera del Libero Sindacato di Polizia. La sigla ha poi informato diverse autorità nazionali. Tra queste anche il Presidente della Repubblica, il Viminale, i presidenti di Camera e Senato e il capo della Polizia. Forse troppo tardi, visto che, conclude Giovanna, “ormai sono stata riformata”.

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