Draghi, riconfermati Di Maio e Speranza: premiato il merito o la continuità?

Il premier incaricato Mario Draghi nella serata di ieri ha annunciato la squadra di ministri che andrà a comporre il nuovo governo: confermati Roberto Speranza alla Salute e Luigi Di Maio agli Esteri. E’ stato premiato il merito o la continuità?

Il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi nella serata di ieri ha annunciato la squadra di ministri che entrerà a far parte del nuovo governo Draghi. Tra new entry, tecnici e sorprese (come Brunetta alla Pubblica amministrazione), ci sono anche dei volti noti, con i quali abbiamo convissuto durante questi lunghi mesi di pandemia. Tra questi, un Luigi Di Maio ormai completamente istituzionalizzato riconfermato al ministero degli Esteri e un Roberto Speranza riconfermato al ministero della Salute. Ma cosa si cela dietro questa riconferma di Di Maio e Speranza? Un giudizio di merito nei confronti del loro operato o un semplice tentativo di garantire la continuità in settori che necessitano di maggiore stabilità? Probabilmente, entrambi.

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Speranza confermato ma traballa Domenico Arcuri

Le sfide che ha dovuto affrontare il ministro della Salute Speranza durante questi mesi non sono sfide da poco. Soprattutto perché la pandemia di un virus sconosciuto ha incrociato un’Italia totalmente impreparata, con una sanità dilaniata da anni di tagli. A queste mancanze comprensibili, però, se ne sono aggiunte altre poco accettabili. Tra queste, l’apri e chiudi che sotto le festività natalizie ha raggiunto il parossismo, continue modifiche nei protocolli da adottare in ambito sanitario e nel tracciamento, la scarsa chiarezza nei confronti del rapporto Stato-regioni (imputabile anche al ministro Boccia), la sottovalutazione estiva nella quale alle imprese erano state fornite procedure sanitarie da seguire poi soppiantate da ordinanze sempre più restrittive. Insomma, i tanti cambi d’idea, sempre pronti a riadattare il tiro in base agli ultimi contagi della settimana. Eppure, al netto di tutto, il giudizio degli italiani e di Mario Draghi nei confronti della gestione di Roberto Speranza resta positivo. O almeno, abbastanza positivo per evitare di cambiare una figura chiave di questo tipo in corsa, con le varianti che incalzano. Mario Draghi, infatti, stando alle ultime indiscrezioni non avrebbe comunque nascosto l’intenzione di cambiare passo in merito alla gestione dell’emergenza e ai Ristori.

Resta da capire in che modo. Stando a quanto emerso dalle ultime indiscrezioni, sulla graticola potrebbe esserci Domenico Arcuri. D’altronde, Draghi lo aveva detto: sulla campagna vaccinale è necessario un cambio di passo. Ovviamente molto del ritardo è legato agli errori di valutazione ammessi dalla Commissione europea, ai rallentamenti di produzione di Pfizer e molto altro. Fatto sta che anche al di là di questi ostacoli esterni, probabilmente la campagna vaccinale (superata la fase 1) avrà bisogno di qualche aggiustamento. Magari anche nella persona di Domenico Arcuri.

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Di Maio, dai gillet gialli a Draghi

Tra i confermati, inoltre, appare anche Luigi Di Maio, l’unico che ora si appresta a entrare come ministro nel terzo governo consecutivo (Conte I, Conte II e Draghi). Un’escalation significativa: dai tempi dell’anti-establishment, della visita ai gillet gialli in Francia, Di Maio è passato a essere una figura ormai istituzionale, quasi governativa, vista la terza riconferma a firma Draghi. Eppure, anche Di Maio i suoi errori li ha fatti. Ricordiamo che sul caso Regeni si è dovuto esprimere il presidente della Repubblica in persona, che circa tre settimane fa ha affermato: “L’azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli. Ci attendiamo piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia“. Troppo silenziosa, su questo punto, l’azione di Di Maio, troppo dimessa.

Così come è stato molto contestato l’accordo sulla Nuova Via della Seta al Mise. L’intesa con Pechino ha provocato non pochi malumori  tra i partner europei e gli Usa. Disaccordi ai quali Di Maio ha risposto rivendicato il diritto di un paese di trovare nuovi mercati, senza per questo rinnegare il legame transatlantico. In genere, comunque, Di Maio ha mantenuto una linea dimessa rispetto all’irruenza degli albori del M5s. E nonostante tutto, anche in questo caso il giudizio di Mario Draghi resta positivo. O almeno, positivo abbastanza da evitare una rottura della continuità. E poi, vista la distribuzione dei posti attribuiti al M5s, era necessario lasciare un ministero di pregio almeno a un esponente del Movimento. Quindi, è un governo dei migliori o un governo dell'”abbastanza bene”?