Settore aviazione, la sfida delle zero emissioni dopo il 2030: biocarburanti ed e-fuel per ridurre l’uso del cherosene. In campo scendono investimenti e tecnologia, ma si parla ancora di costi molto elevati.
Come analizzato dall’interessante approfondimento de Il Sole 24 Ore e spiegato dall’articolo del New York Times in collaborazione con Shell, lo “sky scenario” del settore dell’aviazione punta a raggiungere voli a zero emissioni dal 2030. Si punta dunque a una svolta green, atta a raggiungere un obiettivo a medio-lungo termine. Le compagnie aeree, dal canto loro, starebbero già programmando la sperimentazione dei cosiddetti Sustainable aviation fuel (Saf), che se usati maggiormente – anche in combinazione con l’idrogeno – permetterebbero ai cittadini di viaggiare su voli senz’altro più puliti ed ecosostenibili.
Secondo dati forniti dall’Easa (European union aviation safety agency), il traffico aereo rappresenta circa il 2-3% delle emissioni globali annue totali di CO2 – il 3,5% secondo lo studio della Manchester Metropolitan University. Se poi si considera che è destinato ad aumentare di oltre tre volte entro il 2045 rispetto al 2015, la mission del settore è quella di cambiare rotta e pensare ad alternative senza dubbio più ecosostenibili. Come spiega il New York Times, tra queste vi è l’idrogeno, che funziona in modo molto simile al carburante convenzionale, ma che al contempo permette un rifornimento più rapido ed è in grado di alimentare viaggi più lunghi. Ma si conta anche di sviluppare dei carburanti sostenibili specifici per l’aviazione, atti a ridurre progressivamente l’uso del cherosene.
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Tra i progetti di “carburante alternativo” e sostenibile sviluppati negli ultimi anni, si contano i biocarburanti prodotti principalmente da olio da cucina, grassi animali, colture agricole e legno inutilizzato. Questa tipologia di carburanti, si apprende, sarebbe in grado di ridurre le emissioni di CO2 fino anche all’80% rispetto al petrolio raffinato. Con gli standard internazionali oggi è possibile sfruttare dei carburanti composti da 50% biocarburante e 50% cherosene: un test effettuato in sinergia dalla britannica Rolls-Royce e della compagnia energetica Royal Dutch Shell, però, ha dimostrato che volare col 100% di biocarburante è assolutamente sicuro, possibile e senz’altro più pulito. Ciò che frena l’uso di tali biocarburanti, purtroppo, sono i costi elevatissimi di cui al momento godono: si parla addirittura di un prezzo di quattro volte maggiore rispetto a quello del carburante convenzionale.
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Nel frattempo, però, la tecnologia sta spianando la strada anche ai cosiddetti e-fuel, ovvero i combustibili power-to-liquid che utilizzano energia rinnovabile per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno. Per la produzione di carburante, in questo caso l’idrogeno viene combinato con il monossido di carbonio. Una soluzione estremamente promettente, secondo Anna Mascolo, presidente alla Global Aviation di Shell, che potrà dunque coadiuvare – se non guidare – il settore nella decarbonizzazione a partire dal 2030. Come spiegato nell’intervento per il New York Times, infatti, a renderli molto vantaggiosi e competitivi sono anche le variabili dei costi. Si stima, infatti, che il prezzo degli e-fuel possa diminuire con l’aumento della produzione, in maniera simile a quanto già successo per il settore dell’eolico e del solare.
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