Dare ai propri figli solo il cognome del padre è stato definito un «retaggio patriarcale». Gian Ettore Gassani, Presidente dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, ha definito questa mossa «la spallata finale al paternalismo che impera nel nostro Paese». E aggiunge: «Deriva da tradizioni secolari, ma non dalla Costituzione che sancisce l’uguaglianza indipendentemente, soprattutto, dal sesso. Ma non è così. Al di là di tutti i discorsi, l’asticella culturale del nostro Paese è, da questo punto di vista, ancora piuttosto bassa».
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«Siamo ancora alla figlia che porta il cognome del padre» afferma Gassani. «Come un oggetto viene consegnata al marito, sull’altare e lui ne assume il pieno comando». La donna, spiega il Presidente dell’Associazione, in questo senso viene vista come un oggetto procreativo e non sociale. «Secondo un paternalismo di retroguardia che stenta a finire, lei può anche procreare dieci figli, ma non ha diritto di assegnare a nessuno il proprio cognome». Si chiede allora: «Questo cos’è?»
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La situazione è diversa nel resto d’Europa dove «se la donna vuole, può dare il proprio cognome ai figli». In Italia per poterlo farle, spiega Gassani, «la madre è costretta a sotterfugi. Deve fare in modo di riconoscerlo prima del marito». A questo punto gli Avvocati Matrimonialisti lanciano un appello al legislatore: «Va trovata una soluzione. Il legislatore dovrà finalmente porre mano al codice civile». Si chiede che venga data alle coppie la possibilità di scegliere e poi propongono una soluzione: «il doppio cognome. Basterebbe aggiungere un comma alla norma e dire che devono avere il cognome di entrambi. Si può fare. Si faccia». conclude.