La rivelazione del New York Times sulla gravità dell’infezione da Covid che ha colpito l’ex presidente americano. La verità «nascosta» dal medico e dallo staff di Trump
Com’è noto, Donald J. Trump ha avuto il Covid. Ed è guarito. I fatti risalgono allo scorso ottobre, ma solo ora emerge la verità sulle sue reali condizioni di salute. L’ex presidente Usa aveva infatti livelli di ossigeno nel sangue «estremamente bassi e un problema polmonare associato alla polmonite causata dal Coronavirus».
Insomma, Trump «ha rischiato di morire». Lo rende noto il New York Times, citando quattro fonti anonime ma molto vicine all’entourage del tycoon. Le fonti riferiscono che erano stati scoperti degli «infiltrati polmonari, che si verificano quando i polmoni sono infiammati e contengono sostanze come fluidi o batteri». Preoccupante anche il livello di ossigeno nel sangue di Trump, sceso fino all’allarmante valore di 80.
Secondo il Nyt, le sue reali condizioni di salute sono state nascoste dal suo staff. Stando alle rivelazioni, Trump non voleva essere portato dalla Casa Bianca al Walter Reed National Military Medical Center, cedendo solo quando gli assistenti gli hanno detto che poteva «morire da solo». Poi, mentre era ricoverato in ospedale, il suo team medico ha cercato di «minimizzare la gravità della situazione, dicendo che era in ripresa». Era invece «a rischio di malattie gravi e gli è stato prescritto un ciclo di trattamenti aggressivi» per l’età (74 anni) e perché in sovrappeso.
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Anche il medico di Trump, il dottor Sean P. Conley, «ha ripetutamente minimizzato le condizioni dell’ex presidente durante la sua malattia. Il dottor Conley ha anche fatto sapere che il livello di ossigeno di Trump era al 93%, non era mai sceso ai valori bassi di 80». Trump invece, ha avuto serissimi problemi di respirazione e gli è stato somministrato due volte ossigeno alla Casa Bianca. Inoltre, ha ricevuto un farmaco sviluppato dalla società di biotecnologie Regeneron Pharmaceuticals e un corso di cinque giorni del famoso antivirale Remdesivir.
Il Times scrive poi che quando il capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows, ha cercato di dire di nascosto ai giornalisti che la situazione era più grave, Trump «è esploso di rabbia». Solo il 4 ottobre, il dottor Conley ha ammesso di aver fornito una versione rosea delle condizioni del tycoon.
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Nelle settimane successive alle dimissioni dall’ospedale, l’ex presidente era infine convinto che il trattamento Regeneron gli avesse salvato la vita, dicendo agli assistenti: «Sono la prova che funziona». In realtà nessuno ha avuto il coraggio di dire a Trump che si è trattato di una sperimentazione fallita. Perché – dicono i massimi funzionari sanitari – l’obiettivo del farmaco era proprio quello di impedire alle persone di essere ricoverate.
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