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Voto M5s, su Rousseau vince il sì al governo Draghi. E ora?

Gli iscritti alla piattaforma Rousseau si sono espressi in merito alla partecipazione del M5s a un ipotetico governo Draghi. Il risultato non è schiacciante ma significativo: vince il sì con il 59,3% dei voti. Il no, invece, registra un 40,7% delle votazioni. In tutto sono stati 74.817 i voti espressi, su un totale di 119.444 aventi diritto. E ora?

MeteoWeek.com (da Getty Images)

Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?“, è stato chiesto oggi sulla piattaforma Rousseau. A quanto pare, la maggioranza degli iscritti alla piattaforma si è espressa favorevolmente. Ad annunciare i risultati delle votazioni chiuse alle 18 il notaio che avrebbe presieduto lo “spoglio” dei risultati. “Il voto si è regolarmente svolto, gli aventi diritto erano 119.444, quelli espressi 74.817. I sì sono stati 44.177 pari al 59,3%, i contrari 30.360 corrispondete al 40,7%”, fanno sapere dal Movimento. E Vito Crimi ora ribadisce: il voto degli iscritti è vincolante. Insomma, il 59,3% della base la nascita del nuovo governo Draghi va sostenuta. Una posizione che sembra aver accolto gli appelli della “classe dirigente” del M5s, che negli ultimi giorni più volte si è espressa a favore di un esecutivo di questo tipo.

A lanciare gli endorsement il fondatore Beppe Grillo, il premier uscente Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Patuanelli, Bonafede, Roberto Fico e molti altri. In sostanza, gli appartenenti alla linea più governativa e “istituzionale” del Movimento. Sono rimasti contrari fino all’ultimo, invece, gli ortodossi della forza politica, da Alessandro Di Battista a Barbara Lezzi, passando per Danilo Toninelli. Di Battista, nello specifico, ha più volte sottolineato: il problema non è Draghi in sé, ma la maggioranza nella quale andrebbe ad iscriversi il Movimento. In particolare, la compresenza con Berlusconi resta – per i contrari – inaccettabile. Eppure la base ha deciso, e ha deciso per il sì. Bisognerà ora capire cosa accadrà al Movimento e soprattutto cosa accadrà al nuovo esecutivo Draghi, con il M5s dentro.

Leggi anche: Transizione Ecologica: un ministero da 70 miliardi dietro il “Si” di Grillo

E ora?

Ora la situazione si semplifica e si complica allo stesso tempo: il governo Draghi di fatto potrà godere di una maggioranza ampissima, che vedrà solo Fdi sedere tra i banchi dell’opposizione. Ma proprio questa abbondanza potrebbe diventare un difetto. Il Pd e LeU non sembrano molto intenti a dialogare con la Lega, mentre il M5s guarda di traverso Fi, e viceversa. Si crea così una rete di sguardi ostili incrociati che potrebbe, con ogni probabilità, tramutarsi in un “alto là”. Ovvero, in un governo più tecnico che politico. Lo stesso segretario del Pd Nicola Zingaretti fino ad ora aveva sottolineato: se la Lega dovesse far parte della maggioranza, la concordia politica potrebbe vacillare. Oggi però ha ribadito: “La scelta dei ministri rispetti il pluralismo politico e la parità di genere“. La frase, letta al termine di un vertice di partito, sembrerebbe riferirsi alla richiesta di figure politiche in grado di affiancare i profili tecnici all’interno della nuova squadra di governo. Ma la richiesta verrà accolta?

Stando a quanto riportato dal Corriere, al termine delle consultazioni Mario Draghi avrebbe fatto sapere alle forze politiche: la scelta dei ministri verrà fatta da presidente del Consiglio incaricato e dal presidente della Repubblica, in piena autonomia. La pratica è consentita dall’articolo 92 della Costituzione. E rispecchia, al di là delle voci sollevate da giornali ed esponenti politici, quanto affermato dall’inizio: questo governo è un governo del presidente, e tale rimane. A confermare lo spettro di un esecutivo più tecnico che politico, anche la variegata composizione della maggioranza. I contorni delle ipotesi comunque restano vaghi. Il segretario dem Zingaretti avrebbe spiegato ai suoi: i dicasteri di peso saranno affidati ai tecnici, gli altri ai politici. Ma sarà necessario aspettare almeno la giornata di domani prima di scoprire quali saranno i nomi che comporranno la nuova squadra di governo. Per il momento possiamo dire tre cose.

Leggi anche: M5s e voto Rousseau: Grillo spinge per il “sì”, la classe dirigente concorda

La prima è che neanche i partiti politici ne sanno molto, la questione sembra avvolta dalla massima riservatezza. Il secondo elemento da sottolineare è che la maggioranza, così composta, allontana l’ipotesi di un governo di larghe intese, rafforzando l’ipotesi del profilo tecnico. La terza cosa da sottolineare è che, però, il nuovo governo Draghi qualcosa di politico sembra avercelo, almeno nella condotta del premier incaricato. Draghi ha assunto a pieno le vesti da politico affidando alla presidente del Wwf la notizia della creazione di un ministero per la Transizione ecologica. Una notizia che risponde alle aspettative di Beppe Grillo e che placa un po’ il Movimento, ma sulla quale non si sa ancora nulla. Probabilmente i grillini pensano di aver ottenuto almeno una bandiera e un posto all’interno del nuovo esecutivo. Ripetiamo, nulla va dato per scontato. Già una volta ci siamo dimenticati che ci troviamo di fronte a un governo del presidente.

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