Transizione Ecologica: un ministero da 70 miliardi dietro il “Si” di Grillo

Sostegno al governo Draghi in cambio del Ministero per la Transizione Ecologica: 70 miliardi di Recovery Fund per una operazione che potrebbe essere fumo negli occhi. 

Dire di si a Draghi potrebbe costare molto al Movimento 5 Stelle. Per molti attivisti grillini significa cedere su un aspetto centrale di quello che era il progetto politico iniziale: no all’Europa delle banche, no alla tecnocrazia che si traduce in austerità per le classi più deboli del paese. Sembrava impossibile, ma ci siamo: rimane solo da convincere la base attraverso un quesito sulla piattaforma Rousseau. «Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?»: questa la domanda a cui saranno tenuti a rispondere gli iscritti alla piattaforma attraverso la quale passano le scelte politiche dei 5 Stelle.

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Già la composizione stessa del quesito appare fuorviante: la domanda corretta e più importante non è quella relativa al al “super ministero della Transizione Ecologica”. Il “si” richiesto è per Mario Draghi, per quello che rappresenta e per la maggioranza che sosterrà il suo governo: Lega, Forza Italia, PD, Italia Viva. A parte i Dem, con cui dopo anni di odio si è addivenuti ad un compromesso con la formazione del governo “giallorosso” (e già quella è stata una forzatura clamorosa, rispetto alle posizioni anche più recenti dei 5 Stelle), la maggioranza pro-Draghi è composta da nemici giurati – teoricamente – dei pentastellati.

Il “traditore” Salvini, il nemico pubblico numero uno Berlusconi, il “killer” del governo Conte (nonchè storico avversario) Matteo Renzi. Insomma, ma veramente il movimento – poi fattosi partito –  anti casta, contro l’Europa delle banche, oppositore fiero di Forza Italia e Berlusconi, primo accusatore di Renzi, deluso dal voltafaccia di Salvini dell’estate del 2019, è pronto a sostenere un governo simile? Guidato dall’ex capo della Banca Centrale Europea? Ci deve essere qualcosa che sfugge.

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E questo qualcosa è il Recovery Fund, o meglio la parte destinata alla “transizione ecologica”. Quasi 70 miliardi di euro così suddivisi: 5,9 miliardi per l’economia circolare, 17,5 miliardi per la transizione energetica e la mobilità sostenibile, 29,2 miliardi per l’efficienza energetica e 14,8 miliardi per la tutela del territorio oltre i 2,4 miliardi di React-Eu: il totale fa 69,8. Secondo i desiderata del Movimento 5 Stelle tutte queste competenze, che attualmente sarebbero suddivise tra il ministero dell’Ambiente, quello dello Sviluppo Economico e quello dei Trasporti, dovrebbero essere assorbite dalla nuova super struttura. Già alla fine 2019 il MoVimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento per modificare il nome del ministero dell’Ambiente, ma all’epoca fu Giuseppe Conte in persona ad opporsi alla modifica. Ora c’è la possibilità di raggiungere il risultato: ma di cosa stiamo parlando? Siamo in una fase storica in cui, pur consapevoli che il tema della “sostenibilità green” è centrale, il paese sta seriamente rischiando di morire soffocato dalla crisi innescata dalla pandemia. E’ vero che la transizione ecologica è uno dei temi che l’UE considera centrali nell’erogazione dei soldi del Recovery Plan: ma è anche vero che le politiche urgenti sono altre. Quelle sul lavoro, sulla giustizia, sul riequilibrio sociale. Perchè Grillo ha posto proprio “quel” ministero come pregiudiziale? Perchè l’ambiente è una delle “5 Stelle”, o si tratta solo di fumo negli occhi? Anche solo la gestione dei 70 miliardi, e le possibilità politiche che ne derivano, potrebbero essere un obiettivo. Ed abbiamo visto come il Movimento abbia ben imparato le logiche e le modalità di gestione del potere che la politica impone. Esattamente “quella” politica che loro volevano cambiare per sempre.

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