Il voto degli iscritti M5s alla piattaforma Rousseau è da poco terminato. Mentre il fondatore del M5s Beppe Grillo ha più volte spinto per il sì, forte anche del supporto di Di Maio e Conte, persiste la resistenza della fronda più vicina a Di Battista. In attesa si sapere quale sia il verdetto espresso dalla base del Movimento, un punto della situazione tra le diverse posizioni della forza politica.
La crisi di governo sembra procedere verso nuove, risolutive, evoluzioni. Il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha concluso nella giornata di ieri le nuove consultazioni, terminate con gli incontri con le parti sociali e le regioni. Nel frattempo continua a traballare il perimetro della maggioranza, soprattutto per quanto riguarda la grande incognita M5s. Il Movimento, dopo un primo “no” di Vito Crimi, ha pian piano espresso una posizione più dialogante nei confronti di un ipotetico governo Draghi. A pesare soprattutto l’intervento del fondatore Beppe Grillo, che spinge per il sì insieme all’ala più governativa del Movimento. Ribadiscono il sì Luigi Di Maio, Patuanelli e Bonafede. Dall’altro lato, però, non sembra ammorbidirsi la fronda del “no”, che vede in prima fila Alessandro Di Battista, Barbara Lezzi e Danilo Toninelli. Il M5s avrebbe allora deciso delegare la decisione alla propria base, attraverso un voto sulla piattaforma Rousseau che si è da poco concluso.
“Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?“. Già dal tipo di domanda, appare evidente come la posizione dei vertici del Movimento sia apertamente schierata: il governo Draghi va sostenuto. Lo ha ribadito Grillo più volte, direttamente e indirettamente, anche nell’ultimo video rivolto agli elettori M5s: “Draghi è uno di noi, mi ha detto che si iscriverebbe al Movimento“, diceva scherzando. Scherzava ma l’endorsement è chiaro, così come è chiara un’altra dinamica: grazie all’esposizione di Grillo e Conte, l’ala governista del Movimento ha preso coraggio e ha espresso senza il timore di un linciaggio interno il suo supporto a un ipotetico governo Draghi. E pian piano i big favorevoli a un governo Draghi sono aumentati.
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Tra le fila, anche il presidente della Camera Roberto Fico, che su Facebook ribadisce: “Il momento delicato che il Paese sta vivendo ci impone una riflessione seria e un’assunzione di responsabilità. Come ha spiegato in modo estremamente chiaro il Presidente della Repubblica, non è pensabile in questo momento storico far precipitare il Paese verso le urne“. Poi Di Maio, che si fa scudo dietro la figura del portavoce, dell’ex premier e dell’elettorato: “Io mi fido di Beppe Grillo, che è sempre stato più lungimirante di tutti noi. Io mi fido di Giuseppe Conte, perché non era scontato che dicesse di votare sì su Rousseau per la formazione del nuovo governo. È stato un gesto di grande responsabilità. Io mi fido di voi, di quello che abbiamo fatto insieme negli ultimi otto anni“. Si fa sentire anche il premier uscente Giuseppe Conte, che ribadisce che se fosse stato iscritto alla piattaforma Rousseau avrebbe votato sì. Ma poi lascia trapelare un’apprensione: “È evidente che, essendo il quadro delle forze che si dichiarano disponibili ad appoggiare la maggioranza molto esteso, possa risentirne la coesione tra le forze stesse“.
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Eppure non vengono silenziate le voci dei contrari del Movimento, che anzi emergono forte e chiaro destabilizzando i vertici uniti per il sì. Tra questi Barbara Lezzi, che sostiene: Conte, in fondo, sa che un governo Draghi sarebbe la soluzione sbagliata. Piuttosto, sostiene Lezzi, il presidente uscente non può ammetterlo apertamente. Senza peli sulla lingua Alessandro Di Battista su Tpi, che ribadisce la sua posizione in un articolo dal titolo Da Dell’Utri a Bontate: il curriculum di Berlusconi ci impone di dire No al nuovo governo. Dentro l’articolo: “Non è accettabile dividere questioni economiche da questioni morali. Perché nella nostra Italia vi sono stati esempi virtuosi: imprenditori che hanno chiuso, non solo per scelte politiche sbagliate, ma perché assassinati per essersi opposti al pizzo. E l’hanno fatto mentre un imprenditore che oggi viene ricevuto con tutti gli onori nelle stanze del potere romano non ha fatto altro che pagare, pagare e ancora pagare. Ed oggi rischia di tornare al governo del Paese“. Insomma, la situazione è complessa: Grillo indirizza, l’ala governista concorda, l’ala ortodossa punta i piedi, la base decide tramite il voto su Rousseau. Chi vincerà?
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