I governatori di tre regioni hanno annunciato di voler acquistare il vaccino autonomamente. Questo ordine sparso provocherebbe non pochi problemi e la disparità sul territorio getterebbe la situazione ancora di più nel caos.
Questa ipotesi paventata da tre regioni italiane appare piuttosto infattibile. Infatti, tutti gli Stati membri dell’Unione europea fanno parte dei contratti negoziati dalla Commissione europea. Questo esclude qualsiasi eventuale contratto bilaterale tra una Regione e la casa farmaceutica. In questo modo, non sarebbe possibile a livello legale acquistare autonomamente il vaccino antiCovid per una specifica regione. A sottolinearlo è un portavoce della Commissione europea che elimina ogni dubbio sull’approccio delle Regioni italiane alle case farmaceutiche. Inoltre, tutte le case farmaceutiche che producono vaccino antiCovid fanno parte dei contratti firmati dalla Ue.
L’unica via sarebbe il diritto di uno stato membro di esercitare l’opt out da un contratto negoziato con la società farmaceutica e quindi potrebbe successivamente impegnarsi in un accordo bilaterale. Fino a quel momento ha l’obbligo di non prendere impegni bilaterali e rispettare i negoziati dell’Unione.
Il primo a ventilare la volontà di comprare i vaccini anti Covid per i veneti fuori dagli accordi Ue è Luca Zaia. Il leghista governatore della Regione Veneto non ha mai nascosto le sue spinte indipendentiste. Alla decisione si è accodato il governatore friulano Frediga. Molti parlano di una farsa e di una messinscena per propaganda poichè si sa che i prezzi sarebbero veramente alle stelle se le regioni dovessero acquistare in autonomia i vaccini. L’idea di andare per la sua strada è sempre stata palese. Ora si dice pronto ad acquistare un milione di dosi. Oltre a Fedriga si associa anche il governatore della Regione Emilia-Romagna.
Pare che Zaia stia portando avanti i negoziati e abbiano trovato un cavillo che gli favorisca la legalità di questa azione. Si tratterebbe di una quota di vaccini sul mercato non destinata agli Stati che si trova in mano agli intermediari. L’ipotesi alletta anche il friulano che vuole far ripartire l’economia e mettere il Friuli in condizione di sicurezza così da evitare chiusure. Queste chiusure costano miliardi e quindi il governatore preferisce pagare di più le dosi ma averle prima così da non far perdere denaro alle sue imprese.
Anche l’assessore regionale per la salute ha esplicitato l’interesse della Regione Emilia-Romagna di valutare l’opportunità di acquistare i vaccini in autonomia. L’Emilia-Romagna fa sapere che il loro accordo è sondare il terreno con più cautela, attendendo la validazione di Aifa e a condizione che questo non porti alla decurtazione delle dosi in altre regioni italiane. La collaborazione con il Veneto non è nuova soprattutto in ambito sanitario e farmaceutico. Infatti, recentemente hanno fatto una gara per la forniture di tamponi rapidi antigenici.
La Regione Emilia-Romagna è quella che si muove più in fretta. I dati mostrano che circa il 10% dei vaccinati in Italia è emiliana. L’intenzione – quasi un’utopia – è di completare le vaccinazioni in estate. Per questo motivo, l’Emilia-Romagna si sta organizzando insieme al Veneto per l’acquisizione indipendente delle dosi di vaccino.
Il Veneto resta insieme alla Lombardia la regione più colpita dal virus e Zaia, nonostante la zona gialla, ha provveduto in autonomia a far valere misure restrittive per ridurre i contagi. Per questo motivo, si è impegnato personalmente nella trattativa di due negoziati che prevedono l’acquisto di un milione di dosi di vaccino in più rispetto alla fornitura garantita dal piano vaccinale. Il suo rammarico è non averlo scoperto prima. Il governatore leghista aveva capito “che l’Europa aveva stipulato un contratto per tutto il territorio europeo, evitando che ci fossero territori di serie A e di serie B.” Quindi le regole non sono uguali per tutti e risponde con la stessa moneta. Insieme a lui ed Emilia-Romagna sono pronti a far parte dell’asse-vaccino anche Friuli Venezia-Giulia e Lombardia.
Questo procedere a macchie sparse provocherebbe non pochi danni oltre che probabili ripercussioni da parte dell’Europa sull’Italia. Inoltre, Zaia vuole portare al Ministero della Salute e alla conferenza Stato-Regioni un programma di ricerca sul mercato autonoma, svincolato dalle suddivisioni nazionali dell’amministrazione centrale. Su questa linea autonomista vi è anche Friuli, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte, ovvero tutte le regioni del Nord.
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La disparità sul territorio creerebbe molto più caos e si verificheranno ulteriori distanziamenti tra le regioni, soprattutto in materia economica. Questo rischia di ripercuotersi sull’economia meridionale e creare un ennesimo divario tra Nord e Sud. La possibilità di procedere in modo autonomo deriva dalla riforma del Titolo V del 2001. L’autonomia differenziata delle Regioni, in questo caso in materia di Sanità, ha sballato il Sistema Sanitario Nazionale ha portato progressivamente lo smantellamento della sanità pubblica. Le Regioni infatti, secondo la riforma del Titolo V, hanno potestà legislativa esclusiva.
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Oggi, in questo periodo in cui la crisi ha messo in ginocchio il nostro paese da Nord a Sud e i milioni di morti pesano sulle spalle di tutta Italia e tutta Europa, si chiedeva uno sforzo di solidarietà maggiore. Se dovesse andare in porto questa negoziazione si creerebbero regioni di serie A e di serie B e il regionalismo italiano fallisce nuovamente. Aumentano le disuguaglianze, la sofferenza e le difficoltà per i soliti e la vita diventa sempre più facile per alcuni, i pochi, i più ricchi.
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