Dal quartiere Comasina di Milano è partito un nuovo blitz anti-droga che ha visto 24 persone essere accusate di associazione a delinquere, traffico e spaccio di droga. 18 di queste sono state arrestate mentre 6 sono finite ai domiciliari. Tre le regioni coinvolte: Lombardia, Piemonte e Sardegna.
Dalle intercettazioni telefoniche è emerso anche il coinvolgimento di un infermiere. Quest’ultimo per avere uno sconto su una dose di cocaina avrebbe dato in cambio «una serie di prodotti sanitari di difficile reperibilità, considerata l’emergenza Coronavirus». Al centro della rete ci sarebbe il trafficante di droga Euprepio Carbone, conosciuto come “Genny Savastano” (noto per la serie tv Gomorra). Il lockdown non avrebbe fermato la sua attività. Pur non avendo più i suoi intermediari nello spaccio, infatti, riusciva a soddisfare la sua “clientela” anche più volte al giorno con piccole cessioni a credito. Il tutto si è svolto nei tre mesi di lockdown totale, quindi tra febbraio e aprile 2020.
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Le intercettazioni
«Ho smontato dalla notte (…) queste sono quelle chirurgiche e queste FP3 (…). Questa è l’amuchina, fanne quello che vuoi!». E ancora: «Questo è disinfettante chirurgico, costa un botto di soldi. Le mascherine quando ne ha ancora di più te le do senza problemi». Sono queste alcune delle frasi pronunciate dall’infermiere ed emerse grazie alle intercettazioni telefoniche. Materiale sanitario dato in cambio per avere uno sconto sulla sua dose di cocaina. Lo spacciatore, dopo aver ceduto la droga, avrebbe avvisato la moglie del «regalo» ricevuto trattandosi di materiale che nei primi mesi di quarantena si trovava con difficoltà.
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«Speriamo che questa cosa qua finisce perché se no qua siamo tutti nella merda se non finisce sto virus» lamentavano gli spacciatori. Gli agenti hanno potuto stabilire che queste bande si avvalevano anche «della vicinanza di note famiglie criminali quali Pompeo e Flachi» vicine alla ‘ndrangheta. In un’altra intercettazione, uno degli arrestati invita un cliente «ad attendere fino a domani» perché a causa del Covid vi erano dei rallentamenti e che l’unica disponibilità, in quel momento, era l’hashish definito «quello brutto».