Revenge porn a Uomini e Donne? Per quanto ancora sarà sponsorizzata la violenza?

Dopo i commenti razzisti e le frasi sessiste, ora anche il revenge porn approda su Canale 5. Quanto in basso si può ancora scendere?

Dopo gli atti di bullismo e le continue scene diseducative, Uomini e Donne cade ancora più in basso e porta sul piccolo schermo un esempio di revenge porn. Un caso che ha aumentato in maniera esponenziale le critiche (già innumerevoli) che da anni piovono sul programma. Un episodio che si può dire sicuramente coerente con la linea Mediaset, che negli ultimi tempi ci sta regalando tristi perle di razzismo e sessismo. Ma cerchiamo di capire cosa è successo.

Cos’è accaduto

Nella puntata andata in onda il 3 febbraio, il pubblico è stato testimone di un vero e proprio processo nei confronti della corteggiatrice Aurora. Dopo 40 minuti in cui Giancarlo, uomo con cui ha avuto una frequentazione, le rinfaccia l’impossibile, la discussione si sposta su una questione particolare: ovvero, i due sarebbero andati di gran lunga oltre la semplice conoscenza. A sostegno di ciò, ci sarebbe un video hot inviato a lui dalla stessa Aurora, che intanto nega l’accaduto e anzi, lo sfida a darne prova.

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A questo punto, in difesa di Giancarlo, intervengono i due opinionisti Tina Cipollari e Gianni Sperti, che aizzano l’uomo, invitandolo a mostrare pubblicamente il filmato incriminato, che si rivela chiaramente inesistente. Il tutto senza che la conduttrice Maria De Filippi o qualcuno della regia intervenisse o, ancora meglio, decidesse di non mandare in onda lo spezzone.

Che cos’è il revenge porn

Quello a cui milioni di italiani hanno assistito in TV è un episodio di revenge porn. La pornovendetta è un caso di abuso sessuale che prevede la condivisione pubblica di contenuti (immagini, video, chat) intimi sul web senza il consenso dei protagonisti degli stessi. Secondo una ricerca svolta da Cyber Civil Right Initiative, ad esserne vittima è il 23% delle donne: un numero in continua crescita a causa delle nuove tecnologie.

Telegram, infatti, sembra essere l’habitat naturale di questo tipo di violenza: innumerevoli sono le chat private in cui vengono scambiate e commentate senza ritegno foto e filmati di ex fidanzate o di semplici ragazze trovate sul web. Inutile dire che questo materiale è non di rado fonte di ricatto per le vittime, che oltre a dover affrontare lo stress emotivo e psicologico legato alle molestie, nel caso della diffusione pubblica dei contenuti si trovano a subire anche danni in termini sociali e occupazionali.

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La legislazione italiana

In Italia la legge contro il revenge porn è entrata in vigore soltanto il 9 agosto 2019 con il titolo Codice Rosso. L’introduzione del reato in Italia si deve all’emendamento presentato dalla parlamentare Federica Zanella, in seguito alle vicende legate alla morte di Tiziana Cantone. La ragazza 33enne si suicidò dopo la diffusione in rete non autorizzata di alcuni suoi video pornografici amatoriali. A causa della viralità dei filmati, la donna subì gravissimi e innumerevoli atti di cyberbullismo che la portarono a togliersi la vita il 13 settembre 2016.

Libertà va cercando, ch’è sì cara…

Il revenge porn è solo una delle tantissime sfaccettature della violenza sulle donne, un fenomeno che la società del 2021 non è ancora riuscita ad estinguere. La sua resistenza è dovuta purtroppo a tutta una serie di idee retrograde che ancora oggi ruotano intorno all’universo femminile: dal tabù del sesso all’asservimento all’uomo. Il tutto condito da una logica patriarcale ancora profondamente radicata nella mentalità odierna e che programmi come Uomini e Donne continuano ad alimentare. La diseducazione propinata da tali trasmissioni è sempre più d’intralcio a un mondo in cui le donne devono ancora lottare per la loro piena libertà.

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