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Il M5s e il dilemma di un governo Draghi: ragione di Stato o voltafaccia?

Prosegue il secondo giro di consultazioni tra i gruppi parlamentari e il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. E diventa sempre più complessa la posizione del Movimento, che infatti delega la responsabilità della decisione agli elettori iscritti sulla piattaforma Rousseau. Ma sostenere il governo di un filoeuropeista dal profilo tecnico, insieme a Salvini, Renzi e Berlusconi, sarebbe frutto di una ponderata ragione di Stato o un semplice voltafaccia?

MeteoWeek.com (da Getty Images)

E’ terminato il primo giorno del secondo giro di consultazioni del presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. Gli incontri proseguiranno domani mattina dalle 11: ad aprire le danze saranno gli Europeisti del Senato. Toccherà poi ai gruppi maggiori, fino alla delegazione del M5s alle 17,15, che chiuderà il ciclo di consultazioni. E proprio a proposito di Movimento, la forza politica potrebbe trovarsi di fronte a un’importante impasse. Il Movimento sembra al momento scisso: da un lato la linea più ortodossa, ancora contraria ad appoggiare un governo di stampo tecnico e contraria a creare alleanze con Lega e Forza Italia; dall’altro la linea più dialogante e governativa, che invece sarebbe propensa ad appoggiare un ipotetico governo Draghi. Dopo il no secco di Vito Crimi, in questi giorni sembra emergere maggiormente questa seconda linea interna al Movimento, forte anche dell’endorsement di Giuseppe Conte e Beppe Grillo.

Beppe Grillo e Giuseppe Conte: passato e futuro del M5s sono per il sì

Sono indicative, in questo senso, le posizioni di due figure fortemente legate al Movimento 5 stelle. La prima, Beppe Grillo, è legata alle origini della forza politica, ai tempi il cui il Movimento diceva che non si sarebbe aperto a nessuna alleanza (tanto meno con Forza Italia), è legata ai tempi in cui si presentava come forza anti-establishment e a tratti anche euroscettica. Difficile dire con esattezza cosa si siano detti Beppe Grillo e gli esponenti M5s durante il pre-vertice dell’altro giorno, quello in cui Grillo avrebbe chiesto di lasciar fuori dalla stanza i telefonini. Stando a quanto emerso fino ad ora, però, Grillo avrebbe tentato di convincere gli esponenti del Movimento della bontà di un ipotetico governo Draghi. Ad aprirgli gli occhi una telefonata con lo stesso ex presidente della Bce, che lo avrebbe portato a dire in toccata e fuga ai giornalisti: “Draghi è proprio una brava persona“. E ai grillini, stando a quanto riportato dal Corriere, Grillo avrebbe ribadito: Draghi “sarà la nostra salvezza“.

Leggi anche: Il sì di Salvini è un problema per le forze di governo giallorosso

Questo perché secondo Grillo ci sarebbero progetti politici condivisi: sviluppo sostenibile, green, giovani, riforma del mercato del lavoro e così via. Insomma, dal garante e dal “padre” del Movimento sarebbe arrivato un “sì” al governo Draghi. La posizione è la stessa di Giuseppe Conte, possibile nuovo leader del Movimento. L’ex presidente del Consiglio avrebbe ribadito che voltare le spalle al presidente incaricato Mario Draghi “vorrebbe dire voltarle al Paese“. Lo avrebbe specificato – stando al Fatto Quotidiano – durante l’assemblea dei parlamentari M5s che ha avuto luogo ieri sera su Zoom. I motivi che spingono Conte a prender questa posizione sarebbero due: sorvegliare il Recovery e togliere spazio alla Lega, che potrebbe avere un’influenza nociva per il Movimento sui dossier ambientali. Votare la fiducia a un ipotetico governo Draghi sarebbe dunque legato a un pieno rispetto della ragion di Stato: il Movimento deve essere responsabile e accettare la sfida per imprimere un segno positivo al nuovo esecutivo.

I contrari

Eppure, persiste la fronda dei contrari, che invece ha una visione diversa della questione: votare sì al governo Draghi vorrebbe dire imprimere un irrimediabile voltafaccia al Movimento, costringendolo ad accettare una coalizione con Forza Italia e a votare un tecnico filoeuropeista. Tutto ciò contro cui era nato il Movimento all’inizio. Insomma, questa seconda linea interna al Movimento non crede che il Movimento possa “epurare” questo nuovo esecutivo dalle storture dalle quali nasce. Storture, si intende, se viste con l’occhio di un Di Battista. Infatti resta contraria la senatrice Barbara Lezzi, che continua a sostenere: l’unica via è il voto. Stando a fonti grilline, per l’ex ministro Danilo Toninelli, invece, solo stando all’opposizione il Movimento potrà influenzare l’opinione pubblica.

Leggi anche: Draghi inizia il secondo giro di consultazioni, tra partiti in bilico e sostegni senza condizioni

Infine, a suggellare la contrarietà di una parte del Movimento, il post di Alessandro Di Battista, ormai leader della linea ortodossa: “Sia chiaro non ho dubbi che il professor Draghi sia una persona onesta, preparatissima ed autorevole. Questo non significa che lo si debba appoggiare per forza. Io contrasto Draghi non sul piano personale ma su quello politico. E, ripeto, non cambio idea. Oltretutto l’assembramento parlamentare che si sta delineando è l’antitesi della Politica. Si può rispettare un uomo anche facendo opposizione. Io la mia scelta l’ho presa, e vado fino in fondo“. Per togliersi dall’impaccio, allora, per attribuire agli iscritti la responsabilità della decisione, il Movimento farà decidere la base attraverso il voto sulla piattaforma Rousseau, previsto tra mercoledì 10 e giovedì 11 febbraio. Almeno su questo il Movimento è rimasto lo stesso di diversi anni fa. Per il resto, le riunioni in streaming sono state sostituite dalle porte blindate, con i cellulari fuori dalla stanza.

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