Proteste con la foto di Aung San Suu Kyi fuori dall'ambasciata di Maynmar a Bangkok in Thailandia (Getty Images)
Almeno altre mille persone sono scese in piazza a Yangon, in Birmania, per protestare contro il colpo di stato militare della settimana scorsa
Rimane tesa, anche se per il momento non si registrano episodi di violenza, la situazione in Birmania dove la settimana scorsa si è verificato un colpo di stato militare.
Dopo l’arresto della premier Aung San Suu Kyi il cui partito, la Lega Nazionale della Democrazia aveva stravinto le elezioni politiche del novembre scorso, è cresciuto il dissenso da parte della massa della popolazione nei confronti dei dittatori militari che nel corso delle ultime ore hanno notevolmente ridimensionato le libertà civili del paese.
Prima sono stati vincolati gli accessi a Internet. Poi, in un secondo momento, è stata impedita la connessione ai social network, ufficialmente per il timore di pubblicazione e diffusione di fake news.
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Nel corso delle ultime ore si sono registrate alcune pacifiche e proteste di piazza. Anche questa mattina, infatti, non meno di mille persone hanno manifestato in piazza a Yangon, la città che conosciamo come Rangoon. La gente si è riunita i pacificamente con mestoli pentole e padelle in mano. La “protesta delle pentole” , avrebbe coinvolto numerose altre città e diverse migliaia di persone in tutto il paese. Uno dei portavoce della protesta, Myo Win, è riuscito a parlare con alcuni giornalisti internazionali: “Continueremo a protestare ogni giorno, pacificamente, fino a quando la democrazia non sarà ristabilita”.
Il flusso di notizie è garantito dagli osservatori neutrali che riportano con i telefonini quanto sta accadendo in Birmania: che dal 1989 per volere dei militari che presero il controllo del paese si chiama Myanmar. Altre proteste sono scoppiate in paesi dove è folta la presenza di abitanti di nazionalità birmana, in Thaolandia, Corea e Vietnam.
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Nel frattempo tutte le persone arrestate, anche la premier, rimangono in carcere. Tra queste anche Sean Turnell, un professore di economia australiano che da diversi anni affiancava il Primo Ministro nelle decisioni economiche che riguardavano il paese.
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