Maestra d’asilo costretta a dimettersi dopo un caso di revenge porn. Un uomo e una donna a processo con rito abbreviato a Torino. Il pm chiede due condanne a otto mesi. Le difese si appellano alle modifiche normative e invocano la non punibilità dei comportamenti degli imputati
Otto mesi di reclusione per violazione del codice del 2003 sulla privacy. Questa la pena chiesta oggi dalla Procura di Torino per due persone, un uomo e una donna, imputate per il caso della maestra d’asilo che nel 2018 perse il lavoro dopo la diffusione non voluta di immagini private. Il processo si sta celebrando in rito abbreviato. La giovane aveva mandato le fotografie a un ragazzo che stava frequentando, il quale, senza il suo consenso, le inoltrò in una chat di amici del calcetto.
Revenge porn, le difese degli imputati
Secondo la ricostruzione dell’accusa, quando la notizia si sparse l’insegnante fu costretta a rassegnare le dimissioni. Le difese hanno respinto nel merito gli addebiti contestati. Inoltre, i legali hanno affermato che in base a un decreto legislativo del 2018 (che ha modificato la normativa in attuazione di un Regolamento Europeo) è possibile che il comportamento dei due imputati non sia punibile.
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In un procedimento parallelo è già stata proposta la condanna della direttrice dell’Istituto. Mentre il giovane che per primo divulgò le immagini ha chiesto la messa alla prova.