In un punto di non ritorno, di fronte all’Europa che chiede certezze e un paese che rischia la recessione, Mario Draghi sembra essere l’unica garanzia
Un uomo autorevole ma non autoritario, una personalità che non sembra voler far pesare, non più di tanto, le sue amicizie importanti. E che per altro in questo momento farebbero comodo.
Mario Draghi, perché è stato scelto
In un momento tra i più difficili per il nostro paese, il nome di Mario Draghi sembra essere l’unico in grado di mettere quasi tutti d’accordo. C’è chi storce il naso, chi chiede la garanzia di un governo comunque politico anche perché è l’unico modo per sottolineare la presenza di un parlamento ancora in essere. Dando continuità alla legislatura. Insomma, con Draghi c’è un futuro, per quanto ipotetico. Senza l’uomo indicato da Mattarella c’è il vuoto, con il rischio di un bagno di sangue per tutti alle prossime elezioni.
In realtà la situazione, da un punto di vista di equilibri internazionali, è molto più complessa di così e non riguarda solo l’Italia. Ma la credibilità dell’Italia in un ambito più internazionale, in particolare europeo.
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Non è un Monti-Bis
Mario Draghi in definitiva è l’unico uomo che Mattarella poteva pensare di spendere per calmare l’Europa che, di fronte alla situazione politica del nostro paese, è quantomeno preoccupata. Ci sono un sacco di soldi destinati a rimettere in sesto il paese dopo la pandemia, evitando così un rischio concreto di recessione. Ma si sta ancora litigando su quelli che dovrebbero essere le modalità di erogazione e di impiego del credito. Di fronte a tutto questo Draghi diventa una sorta di garante. L’unico con cui i partiti potrebbero scendere a patti sapendo che, di fatto, le sue ambizioni non sono politiche.
A 73 anni, a quanto pare, Draghi non corre rischio di essere un Monti-bis. L’ex governatore della Banca Centrale Europea non sembra avere alcuna intenzione di lanciarsi nell’agone politico, non pensa a fondare un partito, a creare un nuovo movimento politico. Sembra piuttosto avere accettato un ruolo che sia Mattarella che l’Europa gli chiedono di assumersi. Sicuramente l’idea di chiudere la sua lunghissima esperienza professionale con un incarico del genere è di grande soddisfazione. E di breve durata.
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Poche alternative
Di fronte alle consultazioni quasi tutti i partiti, anche quelli che individuavano Draghi come un ostacolo di fronte ai propri programmi, sembrano essere disposti a scendere a patti. Nel nome della responsabilità. I tempi sono stretti, i giorni contati. L’Europa non aspetta. Il momento è ora. Il nome di Draghi ha già avuto i primi riscontri concreti: le Borse sono cresciute, lo Spread è diminuito.
Da Bruxelles e da Strasburgo sono estremamente chiari. O l’Italia si stringe intorno a Draghi, l’unico uomo in grado di gestire la crisi e di avere il rispetto dell’Europa, o il nostro paese rischia di restare indietro.