Da inizio pandemia c’è grande timore per la tenuta del sistema sanitario. Molte lamentele per tutte le prestazioni sanitarie saltate
È dall’inizio dell’emergenza Covid che il timore è quello di un crollo del sistema sanitario. Già durante il primo lockdown in molti si erano lamentati di come le terapie intensive fossero piene e molte prestazioni erano saltate o rimandate per mesi anche in casi a rischio. Basti pensare a cosa accadde con la chiusura degli ambulatori al Santa Maria della Misericordia e alla corsa per snellire le liste d’attesa ormai troppo piene e lunghe a causa della pandemia. La direzione dell’ospedale regionale sta ipotizzando una nuova chiusura, ma è tutto ancora da decidere. In questo contesto le parole del commissario straordinario per la gestione dell’emergenza in Umbria, Massimo D’Angelo infondono una speranza.
Ieri, nel corso dell’incontro sulla situazione settimanale in Umbria, il commissario ha spiegato come al Santa Maria della Misericordia si stia lavorando per potenziare i posti letto Covid e ridurre i tempi di degenza media dei pazienti non affetti dal Covid. Tutto ciò mentre i dati sull’occupazione delle terapie intensive negli ospedali umbri sono ormai giunti al 47%, mentre la soglia critica è del 30.
Leggi anche:—>Sul social Facebook appare fotomontaggio di Salvini prigioniero delle Br. Deputato Lega Rixi:”Digos indaghi”
Numeri che fanno paura, così come vittime e contagi che crescono di continuo, ma che non fermano la rabbia di chi da mesi attende visite o interventi. Di chi si riversa sulle sale d’attesa di cliniche e laboratori privati, mai così pieni. Tra loro, Maria, una mamma che racconta la sua esperienza:”A fine gennaio sono stata contattata dal servizio prenotazioni e mi hanno chiesto se fossi disponibile a fare effettuare un’ecografia per il mio bambino ad aprile 2021. Un’ecografia richiesta dallo stesso ospedale al momento delle dimissioni dopo la sua nascita. Quando è nato? A ottobre 2019. Una buona media“.
Leggi anche:—>Caso Willy, per il gip è omicidio volontario: “Violenza sproporzionata, colpi mortali alla vittima indifesa”
Maria racconta a Il Messaggero come abbia fatto richiesta al Cup nel novembre 2019, con una serie di esami che i medici consideravano necessari. “Niente di grave, ma uno scrupolo in più della dottoressa che ha firmato le sue dimissioni. Siamo riusciti a fare tutto nel giro di poco, anche se privatamente. Era rimasta solo questa ecografia possibile solo in ospedale, per cui ci hanno messo in lista d’attesa. Lo scorso aprile, dopo il primo lockdown, ci hanno chiamato per sapere se fossimo ancora interessati, abbiamo detto di sì, in fondo il bambino aveva ancora meno di sei mesi. Poi il silenzio fino a qualche giorno fa e la prenotazione fissata tra altri due mesi. Al telefono, l’incaricata è stata in effetti molto gentile e mi ha spiegato, guardando la data della prima richiesta di due anni fa, che la pediatra non aveva inserito la dicitura “urgente” sull’impegnativa. Ma ok che non era urgente, ma forse per un bambino appena nato 17 mesi di attesa sono comunque troppi. O no?”, chiosa.