Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, non esisteva alle ultime elezioni del 2018. E ora, con il 3% dei consensi, detta l’agenda della politica nazionale.
Italia Viva non esisteva, nel 2018, quando gli italiani andarono alle urne, decretando la vittoria di Movimento 5 stelle e Lega e portando il centrodestra ad essere prima coalizione della nazione. Allora, Matteo Renzi era ancora un’anima del PD, che da quella tornata ne uscì con il 18,7% dei consensi. Non va meglio ad Iv, il suo nuovo partito, che invece è fermo a circa al 3% dei consensi. Eppure, è stata Italia Viva a dettare l’agenda della politica nazionale. Matteo Renzi ha tessuto i fili di questa crisi di governo, cominciando pian piano ad opporsi alle decisioni dell’Esecutivo e poi ad alzare la posta in gioco. L’ex premier, spiegando i motivi della crisi, ha fatto riferimento principalmente ad una questione economica, citando i dati sul Pil; i livelli dell’occupazione; i fondi europei previsti per l’Italia dal Recovery Fund.
Leggi anche: Crisi di governo, Italia Viva alza la posta: ma qual è la strategia di Matteo Renzi?
Nessuno scontro personale ci sarebbe dietro le ragioni che lo hanno portato a far scoppiare la crisi di governo, neanche la motivazione che vedeva Renzi temere l’ascesa di Conte nei sondaggi; neanche la volontà di rompere quell’asse PD-M5s; neanche il tentativo di ridare un posto a Maria Elena Boschi; neanche la voglia di avere più poltrone e di risalire a galla profittando forse dell’unico modo possibile. Perché, al voto, Italia Viva non avrebbe avuto speranze. Anche quando c’era da votare per trovare un accordo al Conte-ter, la mediazione da parte di Iv non c’è stata. Cosa voleva davvero, Renzi?
Leggi anche: Crisi di governo, prospettive indefinibili: ecco ciò che è successo fino ad ora
“Mario Draghi salverà l’Italia”
Forse, Mario Draghi. “Un uomo estremamente competente, un grandissimo lavoratore e, soprattutto, è affidabile. Da italiano, ha salvato l’Euro. Da europeo, salverà l’Italia“, ha commentato il leader di Italia Viva commentando il Premier incaricato da Mattarella dopo la crisi di governo. “Lo sognavo da tempo, ma lui è uscito allo scoperto solo nelle ultime ore, per rispetto verso le istituzioni. Volevamo un governo di migliore qualità“, ha detto il senatore in un’intervista a La Repubblica. Resta il fatto che il Recovery va riscritto: “Se dobbiamo spendere 200 miliardi di euro preferisco li spenda Draghi che Conte. Poi il governo Draghi lo fa nascere il Parlamento su indicazione di Mattarella, non il sottoscritto. Io faccio il tifo e voto la fiducia”, ha proseguito Renzi. Intanto, continua la confusione dei vari partiti sul voto di fiducia al nuovo esecutivo da parte dei partiti, mentre inizia il toto-nome sui Ministri.