Commenta l’attuale crisi di governo anche il leader della Lega Matteo Salvini, dopo le consultazioni del presidente della Repubblica con gruppi parlamentari del centrodestra. Secondo il leader del Carroccio “la crisi è stata causata da interessi personali, litigi e vanità, e necessita di una soluzione rapida e incisiva“. Ma è veramente così?
“Saremo più rapidi di qualcuno che ci ha preceduto. La delegazione del centrodestra governa 14 Regioni su 20 ha espresso preoccupazione per situazione in cui versa l’Italia. La crisi è stata causata da interessi personali, litigi e vanità necessita di una soluzione rapida e incisiva“. A parlare è il leader della Lega Matteo Salvini dopo le consultazioni del presidente della Repubblica con i gruppi parlamentari del centrodestra. La richiesta presentata dal centrodestra – ribadisce Salvini con al fianco Giorgia Meloni e Antonio Tajani – è una: lo scioglimento delle Camere seguito dalle elezioni anticipate. Segue l’attacco del centrodestra anche in altre sedi, come quelle televisive. Salvini avrebbe ribadito ad Agorà su Rai3: quello in corso è “un teatrino imbarazzante made in sinistra“. Poi ancora, sul futuro: “Potrebbe anche finire che si rimettono tutti insieme, il Pd, il Movimento Cinque Stelle e Renzi. Scommettiamo?“. Infine una nota anche su Twitter, dove il leader della Lega commenta ancora l’esito della decisione del presidente della Repubblica Mattarella: affidare un mandato esplorativo a Roberto Fico per verificare la possibilità di creare un nuovo esecutivo con la maggioranza precedente. E Salvini: “Fico? Pur di non mollare la poltrona, ci riprovano. Altri giorni persi, l’Italia che lavora non ne può più. #vogliamovotare“. Insomma, per Salvini la crisi attuale avrebbe tutti i connotati di un regolamento di conti personalistico e/o di un tentativo di accaparrarsi più poltrone possibili. Ma è veramente così?
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La natura della crisi
E’ difficile stabilire con esattezza la natura dell’attuale crisi. Da un lato c’è stata una lettera di Matteo Renzi sui contenuti delle critiche, e c’è stato il il rifiuto (almeno fino ad ora) di cedere a una facile riconciliazione in cambio di seggi e rimpasti. Dall’altro lato è anche vero che giunte le prime rassicurazioni sui contenuti sollevati – come la delega ai servizi segreti – Italia viva non ha ceduto, e ha tirato dritto sull’apertura della crisi. Qual è quindi la natura di questa crisi, politica o personale? Probabilmente entrambe. Anche il più folle dei folli non penserebbe mai di gettare l’Italia in una crisi così profonda solo per interessi personali. Anche perché, in tal caso sarebbe legittimo porre una domanda al leader della Lega: l’esecutivo dimissionario stava operando bene? In caso di risposta negativa, appare evidente come la crisi sia stata causata anche da motivi prettamente politici. Le basi politiche c’erano, le critiche sollevate erano lecite, e la maggioranza evidentemente poggiava su equilibri precari: in un primo momento anche il Pd si è allineato, seppur con toni più miti, alle critiche renziane sull’operato di Conte.
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Eppure in tutto questo la crisi è stata aperta – con la volontà di andare fino in fondo – anche per motivi personali. Ecco allora che l’apertura di questa crisi assume sia caratteri politici che personalistici. Oltre alle legittime critiche politiche, c’è un regolamento di conti che si piazza in un’ombra grigia, fatta di antiche inimicizie politiche: c’è un regolamento di conti con i grillini, con quella fetta “populista” che Matteo Renzi ha sempre detto di voler mettere all’angolo; e c’è un giocare con il Pd da parte di Matteo Renzi, quella pretesa di trascinarlo come stampella solida delle proprie strategie politiche. E c’è una storia personale in tutto questo: il segretario Pd Nicola Zingaretti non voleva creare l’attuale alleanza M5s-Pd, è stato convinto da Matteo Renzi; lo stesso Renzi che poi ha lasciato il Pd creando un altro partito (Italia viva, appunto) e sottraendo parlamentari ai dem; lo stesso Renzi che ora ha fatto i primi passi per staccare la spina all’esecutivo. A tutto questo si aggiunge l’insistere di Giuseppe Conte, con il ritardo nella rassegna delle dimissioni, con la scapigliata conta dei responsabili (senza politica ma con tante promesse), con quella voglia personalistica di non lasciarsi umiliare da Matteo Renzi. E anche nella risoluzione della crisi di governo, una possibile riconciliazione rischia di portare il marchio degli antichi attacchi e contrattacchi. “Renzi ti presenterà un conto salato”, fanno sapere a Conte i mediatori. Insomma, come sempre, politica, storia e persone non possono che mischiarsi. Quindi sì, l’apertura della crisi ha dei caratteri personalistici, ma le cause sono anche prettamente politiche.