La rivelazione di un agente Kgb: “Trump? È un nostro uomo da 40 anni, salvato più volte dalla bancarotta”

Nel libro del giornalista investigativo Craig Unger “American Kompromat”, da poco uscito in Usa, si parla dei rapporti tra Trump e il Kgb

Trump-Meteoweek.com

Da quanto riportato nell’ultimo libro del giornalista investigativo Craig Unger, dal titolo “American Kompromat”, i servizi segreti russi avrebbero avuto rapporti con Trump da circa 40 anni. Il Kgb aveva puntato sull’ambizioso Tycoon confidando che un giorno il loro investimento avrebbe portato frutti. In questo nuovo libro, uscito da pochi giorni negli Usa, Unger intervista Yuri Shvets, principale fonte del libro, che negli anni’80 operava negli Usa.

In un’intervista al Guardian, Shvets racconta come le persone venissero reclutate da “studenti e poi arrivavano a posizioni importanti, qualcosa del genere è successa con Trump”. In “American Kompromat”, Unger scrive che Trump attirò le attenzioni dei russi quando si sposò con la modella cecoslovacca Ivana Zelnickova e fu oggetto di un’operazione portata avanti dai servizi segreti cecoslovacchi, in partnership col Kgb.

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Il racconto di Shvets

Donald Trump (Photo by Alex Wong/Getty Images)

Secondo Shvets, il primo contatto tra Kgb e Trump  avvenne quando lui comprò 200 televisori per un suo nuovo hotel di New York da Semyon Kislin, emigrato russo e titolare all’epoca, di un negozio sulla Fifth Avenue. Costui lavorava per il Kgb e individuò il Tycoon come giovane imprenditore ambizioso su cui puntare. Tuttavia Kislin nega di aver lavorato per i servizi segreti russi.

Nel 1987 ci sarebbe stato il primo viaggio di Trump e la moglie in Russia dove avrebbero incontrato agenti del Kgb che gettano quella che l’ex agente Kgb Shvets chiama “charm offensive”. Secondo il suo racconto, “avevano raccolto molte informazioni su di lui, sapevano che era estremamente vulnerabile dal punto di vista intellettuale e psicologico, e incline all’adulazione. Hanno finto di essere incredibilmente impressionati dalla sua personalità e di credere che sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti un giorno“.

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Tornato negli Usa, Trump cominciò a sondare su una sua possibile candidatura alla White House e il 1 settembre comprò una pagina pubblicitaria sui giornali più importanti esponendo un piano in cui criticava le posizioni di Reagan sulla Guerra Fredda. Inoltre, additava il Giappone di sfruttare l’alleanza con gli Stati Uniti e si riteneva alquanto scettico sulla partecipazione alla Nato.

Tali idee erano considerato molto bizzarre e fecero impazzire di felicità i vertici dei servizi segreti russi perché la loro “misura attiva” stava avendo successo. Per misura attiva si intendono azioni di guerra di propaganda sovietica che dopo 30 anni si sono rivelate punti di forza della politica estera dell’ex presidente degli Usa.

L’ex spia prosegue asserendo che “è difficile credere che qualcuno potesse scrivere una cosa del genere e questa potesse impressionare persone serie in Occidente, ma è successo e alla fine questo tizio è diventato presidente”. 

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