Il Ministero degli Esteri ha bloccato l’export di armi in Arabia Saudita. Un gesto di pace o in polemica politica con Matteo Renzi?
Il fatto è che il Governo italiano ha revocato l’esportazione di missili e bombe verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Il commento è che in tutto questo potrebbe centrarci Matteo Renzi. Matteo Renzi che – in piena crisi di Governo innescata proprio da lui con le dimissioni delle Ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova – prima di essere ricevuto al Quirinale per le consultazioni e prima ancora delle dimissioni di Conte, è volato in Arabia Saudita per partecipare alle conferenze del “Future investment iniziative”. Il video del colloquio, registrato qualche settimana fa, vede Matteo Renzi faccia a faccia con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salam. Renzi ha definito l’Arabia Saudita “il luogo del nuovo rinascimento” e ha speso parole di elogio per Mohammed.
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Renzi ha anche spiegato al principe di “essere geloso del costo del lavoro in Arabia“, fattore che avrebbe favorito lo sviluppo. Ma, ciò che è meno noto, è che Mohammed bin Salam non sarebbe ben visto in Arabia, in quanto sospettato di avere contatti con persone coinvolte nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Poco dopo la diffusione del video dell’incontro tra i due, diventato subito virale, è stata resa nota la decisione dell’Italia. Una decisione che le autorità civili definiscono di “portata storica” e annunciata con gioia dalle associazioni pro-disarmo. Ma la decisione è davvero in ottica pacifica oppure in risposta alle ultime gesta di Matteo Renzi?
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Corsi e ricorsi storici
La decisione è stata presa per la prima volta dopo trent’anni dall’entrata in vigore della legge 185/1990, inerente al divieto dell’export di armi verso paesi che non rispettano i diritti umani e riguarda almeno 6 diverse autorizzazioni, tra cui la licenza MAE 45560 del 2016. Licenza in vigore durante il governo Renzi e con cui venivano concesse all’Arabia Saudita quasi oltre 12.700 bombe aeree dal valore di oltre 411 milioni di euro. Luigi Di Maio non ha citato Matteo Renzi, ma ha parlato di “un atto doveroso, un chiaro messaggio di pace che arriva dal nostro paese”, ricordando che il rispetto dei diritti umani è inderogabile. La cessazione dell’export bellico risulta anche un primo passo per la stabilizzazione dello Yemen, da sei anni alla prese con la guerra e che ne paga le conseguenze a caro prezzo.
La scelta dell’America
E intanto, proprio mercoledì, Washington ha deciso di sospendere temporaneamente la vendita di armi all’Arabia Saudita e di 50 caccia F-35 e 18 droni Reaper. Armi dal valore di circa 23 miliardi di dollari destinati proprio agli Emirati Arabi Uniti. Le esportazioni belliche facevano parte degli Accordi di Abramo voluti da Donald Trump che alla fine riuscì ad imporre la sua linea al Congresso, che approvò la vendita di munizioni alla fine di dicembre, per un giro d’affari di circa 478 milioni di dollari. Ma Joe Biden cambia le carte in tavola e interrompe il sostegno militare americano alla campagna condotta dall’Arabia Saudita in Yemen.