Lazio: Rt da zona gialla, ma resta arancione. Chi lo spiega ai ristoratori?

La Regione Lazio ha numeri da zona gialla eppure rischia di restare arancione ancora per due settimane, con tutte le restrizioni del caso.

Lazio: Rt da zona gialla, ma resta arancione. Chi lo spiega ai ristoratori? - www.meteoweek.com
Lazio: Rt da zona gialla, ma resta arancione. Chi lo spiega ai ristoratori? – www.meteoweek.com – Credit: Pixabay

La Regione Lazio ha numeri da zona gialla, ma potrebbe rimanere arancione per altre due settimane. Il motivo? Un disaccordo tra governo centrale e amministrazione locale sull’interpretazione del paragrafo del Dpcm in cui si parla dei 14 giorni di permanenza in un’area di rischio per il passaggio da un colore all’altro. Questo rappresenterebbe l’ennesimo danno nei confronti delle categorie maggiormente penalizzate dalle restrizioni. A partire dai ristoratori, che fin dallo scorso 17 gennaio hanno iniziato a protestare per la chiusura delle attività. Il rischio è il tilt generale, provocato da una delle peggiori crisi economiche della storia repubblicana.

Il paragrafo della discordia nel Dpcm

Tutto nasce intorno a un dubbio: a partire da quando vanno calcolati i 14 giorni per passare da una zona all’altra? Il paragrafo del Dpcm in questione recita così: “Il Ministro della salute, con frequenza almeno settimanale, secondo il procedimento di cui all’articolo 1, comma 16-bis, del decreto-legge n. 33 del 2020, verifica il permanere dei presupposti di cui ai commi 1 e 2 e provvede all’aggiornamento dell’ordinanza di cui al comma 1, fermo restando che la permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive comporta la nuova classificazione“.

Stando a quanto scritto sul provvedimento, dunque, i 14 giorni vanno calcolati dal momento in cui i valori del contagio di coronavirus scendono sotto la soglia di una determinata zona di rischio. Quindi – nel caso del Lazio – il conteggio dovrebbe partire dal 18 gennaio, dal momento che il 17 gennaio è stato l’ultimo giorno in cui la Regione veniva valutata dall’Iss (Istituto superiore di sanità) come zona “moderata con alto rischio di progressione a rischio alto“.

Il calcolo della Regione Lazio

Secondo l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, invece, il calcolo parte dal giorno in cui il Lazio è entrato in zona arancione. Quindi dal 15 gennaio scorso. In questo modo la Regione potrebbe passare alla zona gialla a partire da domenica prossima, 31 gennaio. Anche perché i dati sono positivi. I contagi giornalieri sono in calo, così come il tasso di incidenza dei contagi ogni 100 mila abitanti e quello di pressione delle strutture ospedaliere. Il tasso di occupazione delle terapie intensive e dei ricoveri, infatti, si trova sotto al 40 per cento nei letti occupati nei reparti ordinari e al 30 per cento nelle terapie intensive. Anche l’indice di contagio si è abbassato: l’Rt è sceso sotto all’1.

Leggi anche: “Non voglio umiliarmi” dice Conte, ma gli affari personali sono inaccettabili

Lo ha confermato lo stesso assessore D’Amato: “Il valore Rt è a 0.73, in calo visto che il precedente della scorsa rilevazione era 0.94. I tassi di occupazione dei posti letto totali di terapia intensiva e di area medica tornano entrambi al di sotto della soglia di allerta. In diminuzione l’incidenza e il numero dei nuovi focolai nella settimana di riferimento. Ci aspettiamo una valutazione del rischio con passaggio in area moderata, tenuto conto che vi è una riduzione da due settimane di tutti gli indicatori. Bisogna mantenere alta l’attenzione. Sul ritorno in zona gialla bisogna attendere le valutazioni dell’ISS e le successive determinazioni del Ministero“.

Leggi anche: Renzi e le consulenze all’Arabia Saudita: problema di opportunità politica

La decisione quindi spetta al governo, l’ultima parola al ministero della Salute. Le opzioni sono due: o il ministro Roberto Speranza prende in considerazione il trend positivo della Regione Lazio e concede il passaggio di colore anche se con due giorni di anticipo, oppure resta categoricamente fedele al Dpcm e costringe i ristoratori a restare chiusi per altre due settimane nonostante la diminuzione del rischio nel territorio.

Gestione cookie