A distanza di 14 anni, tornano d’attualità i tragici fatti di Catania che hanno portato alla morte dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti
Ha scontato otto anni e quattro mesi di reclusione per l’omicidio di Filippo Raciti, l’ispettore di polizia morto negli scontri di Catania del 2 febbraio 2007 durante il derby tra etnei e Palermo.
L’agente era impegnato con numerosi colleghi per cercare di contenere gli scontri tra gli ultra delle due tifoserie che cercavano di entrare in contatto immediatamente prima dell’inizio della partita. I numerosi tentativi di disperdere la folla finirono con un vero e proprio assedio da parte dei tifosi del Catania su un gruppo di agenti di polizia che rimasero isolati.
Uno di questi, l’ispettore Raciti, quarant’anni, sposato e padre di due figli, rimase a terra colpito, a quanto pare, da un oggetto contundente. Fu trasportato in ospedale e dichiarato morto poche ore dopo. Per quell’omicidio ci furono indagini è un lungo processo al termine del quale furono condannate due persone. Antonio Speziale, che all’epoca era minorenne, e Daniele Natale Micale, condannato a 11 anni con una pena che non fu mai rivista. I 14 anni sanciti in primo grado per Speziale vennero ridotti in cassazione a 8 anni e quattro mesi, che il giovane ha finito di scontare.
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Speziale oggi chiede la revisione del processo: “Mi ricordo tutto di quel giorno – racconta Speziale – il passato non lo puoi cancellare, certe cose ti rimangono sulla pelle. Io non ho ucciso Raciti, non ho mai ucciso nessuno. Ho partecipato agli scontri. L’ho sempre ammesso. Resistenza a pubblico ufficiale l’ho fatta, ma io ho pagato per un omicidio mai commesso”.
Speziale è stato intervistato sull’argomento da Radio Incontro Olympia dopo il suo ritorno in libertà a pena scontata.
“Chiedo chiarezza per me ma anche per l’ispettore Raciti – aggiunge Speziale – vogliamo giustizia, quella che non è stata fatta. Spero che la verità venga fuori, credo ancora nella giustizia, negli atti processuali ci sono gli elementi che dimostrano la mia innocenza. Puntiamo alla revisione del processo, sperando che si faccia luce sulla mia innocenza. Io non ci sto a passare da assassino”.
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