Il nuovo disco di Michele Bravi, “La Geografia del Buio” è una promessa mantenuta, un atto d’amore, che si esprime attraverso la condivisione di un dolore. E’ un duetto tra il silenzio e la voce del cantante, tra il silenzio e il suono del pianoforte. Potrà essere ascoltato dal 29 gennaio 2021.
Michele Bravi è tornato
Sembrava destinato a non dover uscire. “La Geografia del Buio” il nuovo disco di Michele Bravi, che esce domani 29 gennaio 2021, su tutte le piattaforme digitali e in formato CD, è davvero un piccolo miracolo. “Questo è un disco che nasce dalla solitudine. Dalla solitudine più grande che io abbia mai conosciuto” Esordisce così il vincitore di X Factor 7 durante la presentazione. Dopo quattro anni, da “Anime di carta”, l’album certificato disco d’oro, Michele Bravi è tornato con questo progetto totalmente nuovo. “La mia voce è stata per tanti mesi in silenzio e per tanto tempo non è riuscita a cantare” sottolinea il cantante.
“La Geografia del Buio” è essenzialmente una grande riflessione sul dolore ed è in attesa di essere ascoltata da l’anno scorso, quando subì uno STOP a causa dello scoppio dell’emergenza sanitaria. Michele Bravi racconta la storia della nascita di questo disco con la sensibilità che lo contraddistingue, tornando con la mente a due anni fa, quando la sua arte, la musica, la sua voce, ricominciarono a sbirciare fuori, dalla superficie delle tenebre, nelle quali era precipitato a causa dell’incidente del 22 novembre 2018.
Un disco, una storia da raccontare
Il cantante precisa che questo disco prima di tutto è una storia e ha uno scopo narrativo: “Non è un disco che spiega come uscire dal buio o come ritrovare la luce, ma aiuta a disegnare un labirinto. E’ una storia che racconta come si convive con il buio” Ci tiene Bravi a sottolineare e aggiunge “Non giudica il dolore ma dà uno spazio al dolore.”
Il disco è composto da un totale di 10 canzoni, tra cui i singoli “La vita breve dei coriandoli”, “Mantieni il bacio” scritto da una bambina di 8 anni, Federica, (nato dapprima come Cinderella), e un brano completamente strumentale, eseguito al pianoforte dallo stesso Michele, che segna la chiusura del percorso attraverso, “La Geografia del Buio” in cui l’ascoltatore ha imparato ad orientarsi.
Nonostante Bravi metta il focus sul dolore, questo, come lui stesso ha fatto sapere, è anche il disco d’amore più grande che abbia mai scritto e interpretato. “Parlo di dolore perchè voglio sperare in qualche modo che suggerire e condividere la geografia del mio buio possa avere una forza propulsiva enorme. Quando si incontra uno strappo nella propria vita, la prima cosa che succede nella propria testa è il sorgere di questa domanda insistente che chiede tutti i giorni: ‘perché è successo?’, ‘qual è il senso?’. La forza propulsiva sta proprio nella condivisione del dolore.” riferisce Michele, il quale sottolinea l’importanza della terapia per uscirne, l’importanza fondamentale di ascoltare il proprio corpo: “Storia del mio corpo” è la canzone che racconta “quell’unico luogo dove io non potevo evitare di sentire la mia storia”.
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L’improvvisazione
“La Geografia del Buio”, dedicato ad una persona particolarmente cara a Michele Bravi, l’angelo che “l’ha salvato, colui che ha condiviso il suo dolore con lui, e che oggi vive dall’altra parte del mondo, è anche un susseguirsi di immagini, di oggetti, pieni di significati. La stessa copertina riflette le allucinazioni del trauma, come l’acqua alla gola, il divano di casa dal quale il cantante non riusciva ad allontanarsi, la coperta sotto la quale si rifugiava.
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Tutto il disco è stato suonato e arrangiato nel salotto di casa, con tutti i suoni della quotidianità da sottofondo, arrivando in studio di registrazione solo per la lavorazione finale. E’ un disco “che non è mai perfetto”, è sincero, è reale, è improvvisato. Bravi racconta del suono del pianoforte, sempre sull’orlo della stonatura, molto complesso. Un brano nel disco, l’ultimo per l’esattezza, dal titolo 7 passi di distanza, Michele Bravi lo racconta con emozione. E’ un pezzo scritto dopo l’ascolto di un vocale, in un momento particolare, quando Michele non era ancora pronto a cantare e infatti è una canzone che non ha la sua voce, ma ha i suoi tocchi sui tasti del pianoforte e viene registrata per caso, a causa di un rec partito per sbaglio.
L’intero progetto discografico è stato prodotto da Francesco “Katoo” Catitti, che aveva già in precedenza collaborato con Michele. Il pianoforte, che accompagna la voce dell’artista in tutte le tracce, è suonato da Andrea Manzoni.