Bimbo non può avere due mamme: giudice annulla l’iscrizione all’anagrafe dopo 3 anni

Il giudice annulla l’atto del sindaco di iscrizione all’anagrafe del bimbo che a breve compirà 3 anni, perchè figlio di due mamme.

due mamme

Il bimbo nato a Feltre, figlio di due mamme, tra qualche mese compirà 3 anni. Ma il giudice annulla la sua iscrizione all’anagrafe perchè, il Tribunale di Belluno ha decretato che Monica non può più essere la sua “mami”. Il provvedimento dei giudici di primo grado ha colpito la famiglia delle due donne, iscritte entrambe come genitori del piccolo nel 2018, dall’anagrafe dell’allora Comune di Mel. Il provvedimento distrugge Monica, la madre non biologica.

Dopo il matrimonio in Comune celebrato dal sindaco Stefano Cesa, le due donne iscrissero il bambino all’anagrafe di Mel come figlio di due mamme. Ma subito dopo, su input della Prefettura, la Procura fece ricorso contro quell’atto. Secondo la procura il sindaco aveva «svolto una vera e propria attività di “creazione del diritto”» e che «avrebbe dovuto rifiutare di trascrivere l’atto di nascita». Da lì si instaurò il procedimento che tra rinvii è arrivato ieri a conclusione con il decreto emesso dal giudice.

L’atto esclude l’inserimento di Monica quale genitore del piccolo. La battaglia in Tribunale potrebbe però proseguire, con il ricorso in Corte d’Appello. Le due donne sono seguite dall’avvocato Maurizio Paniz, che ha commentato così l’esito: «Decreto formalmente ineccepibile e rispettoso dell’attuale quadro normativo, ma ci sono altri due gradi di giudizio in Italia ed uno presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, ove l’orientamento è completamente diverso: il problema è trovare la soluzione più protettiva per il bambino, come hanno deciso altri tribunali ed altre corti d’appello anche in Italia, che hanno sposato tesi diverse rispetto a quella adottata dal tribunale di Belluno».

Il vuoto normativo italiano: una realtà vincolata al parere del singolo giudice per la tutela del minore

Una vicenda complicata, tanto più che la famiglia avrebbe dalla propria parte l’orientamento di alcune sentenze di giudici di merito dei Tribunali di Pistoia, Bologna, Bergamo, Cagliari, della Corte d’Appello di Trento e di Roma. Una realtà normata in molti Paesi europei, ma che oggi in Italia trova un vuoto legislativo e sembra vincolata al parere del singolo giudice. Il discrimine, in questi casi, pare essere quello della varia interpretazione su quale sia il modo migliore per tutelare il minore coinvolto. Si tratta di capire se l’interesse prevalente sia quello di far rispettare la norma, violata da due genitori, o di tutelare la crescita di un bambino che, in quanto tale, avrebbe diritto a due genitore con uguali garanzie e diritti.

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Monica, la “mami”, ieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni. La donna resterebbe esclusa dalla famiglia – a livello formale – perché non inserita all’anagrafe come genitore del figlio generato dalla moglie Cinzia. Incontrerà il difensore venerdì e forse, dopo, parlerà. «Non me la sento», ripeteva solo in preda alla disperazione.

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Le due mamme avevano scelto con coraggio di far nascere il loro piccolo in Italia, senza prendere la scorciatoia della nascita all’estero. In quel caso, sarebbe stata quasi automatica la trascrizione dell’atto di nascita prodotto da un paese straniero e recante l’indicazione di due genitori dello stesso sesso. Qui in Italia invece è ancora una questione dibattuta ma per la quale, in questa vicenda, forse non è ancora stato messo il punto definitivo. Monica e Cinzia, almeno, ci sperano.

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