Nella giornata di oggi il Quirinale darà il via al giro di consultazioni con tutti i gruppi parlamentari per trovare una soluzione all’attuale crisi di governo. Mentre Conte fa nuovamente la conta dei responsabili, mentre M5s e Pd iniziano ad ipotizzare anche altri scenari diversi da un Conte ter, Mattarella ribadisce: è necessaria una maggioranza ampia, coesa, equilibrata, europeista. Ma c’è?
Nell’attuale crisi di governo si sono venuti a creare tanti paradossi, tante contraddizioni. Tra questi, un presidente del Consiglio che iniziava la conta dei responsabili cercando di accontentare le aspettative politiche degli intenzionati a cedere, e un presidente della Repubblica Mattarella che invece chiedeva la creazione di una maggioranza politicamente coesa, e non raccogliticcia. Conte ha tentato di dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte: da un lato prometteva la creazione di una squadra di governo rinnovata, dall’altro cercava di offrire un quadro politico definito, parlando di una maggioranza europeista, popolare, liberale, in cerca di responsabili centristi. Insomma, una veste politica ai cosiddetti responsabili è stata data, ma appare un po’ sbrindellata.
Sono etichette, non progetti, e una linea politica condivisa non nasce dalla confusione delle aule da un giorno all’altro. Doveva esser rafforzata dal patto legislativo, incentivato anche dal Pd, ma qui un altro cortocircuito: i responsabili non fanno il salto nel buio senza un patto legislativo definito, e dall’altro lato non si fa un patto legislativo per attirare responsabili senza sapere se i responsabili saranno pronti ad andare fino in fondo. Uno stallo alla messicana. In tutto questo, manca la politica, quella invocata dal presidente Mattarella, che effettivamente chiedeva e chiede stabilità e progetti politici condivisi. Ma è uno scenario realizzabile?
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Allo stato attuale dei fatti, il presidente della Repubblica Mattarella si troverà nella posizione opposta: dovrà comprendere le sottili opposizioni partitiche, dovrà individuare i reali motivi della discordia, svelare i bluff e far uscire dei nomi più vicini possibile alle reali intenzioni dei rappresentanti del Paese. La “compagine politica coesa” tanto auspicata si presenterà al Colle frammentata e confusa. Eppure Mattarella – giustamente – proverà fino in fondo a realizzare il suo progetto per superare la crisi. Pena, la sostituzione dell’attuale maggioranza con un governo di unità nazionale, con un governo tecnico, con un governo istituzionale, a seconda delle ipotesi. Comunque, la pena resta l’abbandono del progetto di un governo pienamente politico. Ma quali sono i prerequisiti che i principali protagonisti – in primis Conte e Renzi – dovranno soddisfare? Conte dovrà riuscire a garantire una maggioranza coesa, un programma serio per uscire dall’emergenza (condiviso con i potenziali alleati), e numeri certi in Parlamento.
Già a partire dall’ultimo requisito, la questione si complica: Conte riesce a creare un gruppo parlamentare di responsabili in Senato, ma con i numeri risicati (si parla di una decina di senatori, il minimo). Per questo restano fondamentali queste consultazioni, per questo sarà fondamentale, per Mattarella, sondare gli umori e le intenzioni delle forze della maggioranza appena rotta: Pd, M5s, e Italia viva. Ci sono i margini di un recupero dei rapporti? Le recenti aperture di M5s e Pd sono il segnale di una nuova collaborazione o solo il tentativo di non lasciar sfumare quel tanto decantato Conte ter? Al momento Italia viva dice di non voler fare nomi al presidente Mattarella: nessun veto su Conte, ma neanche una blindatura, di certo. Il M5s intanto si spacca tra chi vorrebbe ricucire e chi no. Insomma, i presupposti per una maggioranza larga, coesa, determinata che riparta dalla vecchia maggioranza non ci sarebbero.
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Verrebbe da dire che di certo la maggioranza voluta da Mattarella, attualmente, non esiste a partire dalla vecchia maggioranza. Le aperture esistono, potrebbero anche andare a buon fine ottenendo un riallacciamento dei rapporti, ma la ferita resterebbe. Gli attacchi reciproci sono stati tanti, e incalzati a più riprese. Una ricucitura dei rapporti sembrerebbe allora un male necessario, ma è abbastanza per creare una maggioranza solida in grado di affrontare la pandemia e la strutturazione del Recovery plan? Verrebbe da dire di no. E allora questo progetto politico rinnovato può esser perseguito con una ridefinizione dell’attuale perimetro di maggioranza? Tra le forze europeiste e liberali spuntano Forza Italia, + Europa, Italia viva, ovviamente, Azione, Udc. Tutti partiti provenienti da compagini differenti che però hanno molte caratteristiche in comune, tra cui il garantismo.
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Allora il punto è un altro: il punto è che questa compagine auspicata da Mattarella può anche esser trovata, forzando la mano, con un governo di unità nazionale, come sostenuto da Berlusconi. Ma sarebbe un’alleanza fatta di frammenti, in un panorama politico esploso, che formalmente cerca di difendere le sue strutture liberali ed europeiste, ma che ai seggi vede aumentare sempre più il consenso di forze che non sono né espressamente liberali né espressamente europeiste né espressamente moderate: Fdi, Lega, e una buona porzione del M5s, che ora si è istituzionalizzato ma che ha ancora un buon nocciolo legato alla sua origine. Non solo la maggioranza voluta da Mattarella è difficile trovarla in Parlamento (anche se alla fine ci si riuscirà), ma è difficile trovarla nel paese. Perché l’attuale crisi ha l’apparenza di una crisi di Palazzo, ma la natura di una crisi sistemica.
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