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Politica

A prescindere dalla scelta di Mattarella, la priorità è il rilancio dell’economia

Il 27 gennaio Mattarella inizierà le consultazioni di governo, nel frattempo è necessario non perdere di vista i reali problemi del Paese.

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica. Credit: Facebook

Tempo per decidere. È quanto ha richiesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di fronte alle dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier è salito al Colle nella mattinata di martedì 26 gennaio e il capo del Quirinale si è dato tempo fino a mercoledì mattina, 27 gennaio, per riflettere. Nel frattempo, “ha invitato l’esecutivo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti”. Poi inizieranno le consultazioni di governo, che potranno portare a diverse soluzioni. E a prescindere da quella che verrà scelta da Mattarella, è bene che il prossimo governo tenga a mente le priorità dell’Italia. A partire dalla ripresa economica.

Le opzioni di Mattarella

Le dimissioni di Conte aprono diverse strade percorribili. Nel primo scenario – quello agognato dal premier – si riesce a formare il Conte ter con una maggioranza più ampia di quella attuale. Questo richiederebbe – probabilmente – il ritorno di Matteo Renzi, leader di Italia viva, nel governo. Nel caso in cui il senatore di Rignano e l’avvocato del popolo non riescano a ricucire il loro rapporto, Mattarella potrebbe decidere di affidare l’incarico a un presidente del Consiglio diverso da Conte, a capo di una maggioranza costruita a partire da quella giallorossa. Se si dovesse verificare questa opzione, tuttavia, sarebbe difficile che il Movimento 5 stelle possa accettare un premier del Partito democratico.

Oppure il capo dello Stato potrebbe protendere per un governo tecnico o di unità nazionale, come desiderato da Beppe Grillo, con un presidente del Consiglio di alto profilo. Ad esempio Mario Draghi, ex presidente della Bce, come si vociferava fino a qualche settimana fa. Infine, potrebbe avverarsi anche l’ipotesi più drastica: le elezioni anticipate. Se non si dovesse trovare una maggioranza adeguata per governare il Paese in questo momento delicato.

Le priorità dell’Italia

È importante ricordare che la crisi governo è solo l’ultima delle emergenze che si sono abbattute sull’Italia nell’ultimo anno. A partire dalla pandemia, che ha causato a sua volta una profonda e irreversibile crisi, economica e – ormai – anche sociale. Per questo è importante che il prossimo governo, a prescindere da come sia formato, dia le giuste priorità. Una delle prime dovrebbe essere senza dubbio il rilancio dell’economia. In primis sarebbe necessario riaprire quanto prima le attività, così da lasciare in vita quelle che sono riuscite a resistere a quasi un anno con le entrate ridotte all’osso.

Leggi anche: Il Covid svela una drammatica realtà: l’Italia non è pronta alle emergenze

E poi bisognerebbe riflettere su come risolvere il fatto che, in piena pandemia, l’esecutivo ha stanziato fondi che – probabilmente – non possedeva. Al momento infatti, con l’ultimo sì delle Camere al nuovo scostamento di bilancio da 32 miliardi, il debito pubblico è salito a quota 165 miliardi. Che ricadranno tutti sulle spalle delle future generazioni. Non solo. Recentemente l’ex segretario confederale della Uil e attuale presidente del Civ (Consiglio di indirizzo e verifica) dell’Inps, Gugliemo Loy, ha lanciato l’allarme del “buco di quasi 16 miliardi nel bilancio” della società, causato dal pagamento delle Cig (Cassa integrazione guadagno) Covid. In altre parole: o vengono risanate le erogazioni degli aiuti per il coronavirus, oppure potrebbero non esserci i fondi per pagare le pensioni dei cittadini.

Leggi anche: Conte ter: incarico per trovare la maggioranza, ma Mattarella vuole stabilità

La situazione è grave e non va sottovalutata. A renderlo ancora più chiaro, ci hanno pensato Carlo Cottarelli e Stefano Olivari, con uno studio pubblicato su La Repubblica. Secondo i due economisti, il livello di deficit pubblico raggiunto nel 2020 è molto più elevato di quello osservato negli anni ’70 e ’80, ed è simile ai deficit osservati nel corso della prima e della seconda guerra mondiale. In sintesi, è come se vivessi in tempi di guerra.

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