Luca Palamara, ex magistrato italiano e ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura, racconta nel suo libro, che cosa sia il “Sistema” che ha influenzato fortemente la politica italiana. Ricordiamo che Palamara era stato radiato, nell’ottobre 2020, dall’ordine giudiziario, in seguito a un’indagine sul suo ruolo di mediatore all’interno del sistema delle correnti di magistratura. Nel suo libro, l’ex magistrato intervista Alessandro Sallusti, direttore responsabile de “Il Giornale”. Entrambi cercano di scovare i segreti del Sistema e tutto ciò che ne consegue.
“Il Sistema“, spiega il libro, “è il potere della magistratura, che non può essere scalfito. Tutti coloro che ci hanno provato vengono abbattuti a colpi di sentenze. O magari attraverso un abile cecchino che, alla vigilia di una nomina, fa uscire notizie o intercettazioni sulla vita privata o i legami pericolosi di un magistrato”. Il concetto, declinato nei dettagli nella lunga intervista, è che, a partire dal 2008, nessuna nomina è sfuggita alle logiche e agli accordi tra le correnti della magistratura: in tutti gli uffici giudiziari. Ma Palamara racconta di più: quanto sulle scelte del Csm pesino le pressioni dello Stato, come sarebbe accaduto per la nomina di Francesco Lo Voi a capo della procura di Palermo, il candidato che ha meno titoli dei suoi avversari. Ma è “meno rigido sull’inchiesta che riguarda la Trattativa Stato Mafia”. E ricorda le parole di Nicola Clivio al plenum al momento dell’elezione: “Sono venuto a Roma per vedere come funziona il potere. Oggi l’ho capito e sono rimasto sconvolto”.
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Palamara, però, racconta anche se stesso: “Quando ho toccato il cielo, il Sistema ha deciso che dovevo andare all’inferno“. Il momento di massimo trionfo dell’ex pm è l’elezione dei suoi candidati alle due più alte cariche della Corte di Cassazione. Tuttavia, proprio in quel momento, comincia la sua caduta. L’uomo sostiene di non pentirsi per ciò che ha fatto. “Non rinnego ciò che ho fatto. Dico solo che tutti quelli – colleghi magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni, molti dei quali tuttora al loro posto – che hanno partecipato con me a tessere questa tela erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo. Io non voglio portarmi segreti nella tomba, lo devo ai tanti magistrati che con queste storie nulla c’entrano”. Ed ecco la scelta di svelare ogni segreto, ogni retroscena.
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A fine maggio 2019 fu accusato di rapporti indebiti con imprenditori e politici e di aver lavorato illecitamente per orientare incarichi e nomine. Così Palamara diventa l’emblema del malcostume giudiziario. Ma lui si racconta: “In questa corsa senza freni provo il colpo della vita: applicare il modello Firenze per conquistare il vertice della magistratura italiana. Siamo nel 2017, ci sono da eleggere i nuovi procuratore generale e primo presidente della Cassazione. Sono fondamentali, non solo per il destino delle vicende processuali, ma anche perché siedono di diritto nel plenum del Csm, dove si decide tutto, dalle nomine alle sanzioni. Era un azzardo, perché nel frattempo è iniziata la parabola discendente di Renzi”. La verità è che “dietro ogni nomina c’è un patteggiamento che coinvolge le correnti della magistratura, i membri laici del Csm e, direttamente o indirettamente, i loro referenti politici, e ciò è ampiamente documentabile”. L’ex pm ammette di aver assistito anche a richieste di raccomandazioni. E dopo avere ricostruito nel dettaglio le fortune e le sciagure professionali di alcuni suoi colleghi, Palamara conclude: “Con il senno di poi ho fatto un azzardo. Mi sono smarcato definitivamente da quella sinistra ideologica antirenziana, con la quale avevo condiviso la lottizzazione della magistratura, oltre che la gestione politica della giustizia. Il primo ex consigliere del Csm, radiato dall’ordine giudiziario (intanto ha presentato un ricorso) è fiducioso di poter tornare a indossare la toga, almeno così dice a Sallusti. Anche se non crede affatto che le regole del Sistema cambieranno mai“.
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