Succede al Prenestino, a Roma. Un’anziana di 98 anni sconfigge il Covid e pulendo casa durante l’isolamento trova un buono fruttifero postale da 50 milioni di lire del 1986. Oggi vale 19 volte di più: 475mila euro
È una vicenda quasi incredibile quella della 98enne Maria G., raccontata dall’edizione romanda del Corriere della Sera. La donna, classe ’23 originaria di Frosinone, è infatti riuscita in un colpo solo a sconfiggere il Covid, al quale era risultata positiva lo scorso novembre, e a diventare ricca. Perché l’anziana, costretta all’isolamento fiduciario prescritto dai medici, prima di Natale, pulendo la casa al Prenestino in cui vive assieme alla figlia ha fatto una scoperta incredibile. Dal vano interno di una macchina per cucire è infatti saltato fuori un buono fruttifero postale da 50 milioni di lire, datato 13 gennaio 1986. Una somma enorme che, ricalcolata sulla base dei tassi d’interesse dell’epoca, oggi vale 19 volte di più: 475mila euro.
Parte di questa fortuna è però «merito» del marito di Maria. L’uomo, ufficiale dell’Esercito in pensione, nel gennaio 1986 aveva infatti deciso d’investire la liquidazione nel Bpf «serie Q», poi messo al sicuro nell’originale nascondiglio. E ritrovato dalla moglie 35 anni dopo, che nel frattempo si è pure negativizzata dal Covid, come certificato dall’Asl Roma 2.
«Stavolta è proprio il caso di dire: non tutti i mali vengono per nuocere. La signora ha sconfitto il Covid alla sua bella età ed è anche diventata ricca», commenta Luigi De Rossi, presidente di Giustitalia, associazione che si occupa di consumatori e tutela dei cittadini. E l’intervento dell’associazione è stato provvidenziale per la salvaguardia del tesoretto di Maria.
De Rossi ha infatti raccontato al Corriere che «le Poste per quel buono fruttifero da 50 milioni di lire hanno previsto la restituzione di oltre 200 mila euro. Ma si tratta di un calcolo sbagliato per difetto, in quanto sono stati applicati i tassi d’interesse che si sono succeduti negli anni e non quelli scritti sul retro. Per questo siamo intervenuti noi, dopo aver calcolato la cifra esatta, pari a quasi il doppio, 475 mila euro, con un ricorso per decreto ingiuntivo al giudice di pace».
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Conclude Giustitalia sul Corsera: «Sia alcune sentenze sia l’Arbitrato bancario finanziario, una sorta di istituto di mediazione al quale si ricorre per evitare lungaggini processuali, hanno sostenuto che deve valere la promessa fatta all’epoca ai risparmiatori».
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«Al momento del rimborso si può tenere conto di un’altra possibilità – avverte infine De Rossi -. Farsi liquidare le somme non contestate, ciò che le Poste ti danno, ma chiedendo, nella stessa sede, di firmare un modulo con la dicitura “Salvo il diritto a maggiore avere”, così da potere far valere in futuro i propri diritti».
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