La misteriosa morte del 35enne Luca Ventre, entrato vivo nell’ambasciata italiana a Montevideo e uscito dopo mezz’ora privo di sensi. I video di sorveglianza della sede diplomatica riprendono gli ultimi istanti di vita e i soccorsi. Il fratello Fabrizio: «Abbandonati dalle istituzioni»
Entra vivo nell’ambasciata italiana ed esce privo di sensi dopo 37 minuti. Succede a Montevideo, in Uruguay, e il protagonista di questa misteriosa vicenda è il 35enne Luca Ventre.
Indaga la Procura di Roma
Ventre è morto il 1° gennaio 2021 dopo aver scavalcato il cancello d’ingresso dell’ambasciata italiana ed essere stato placcato da due vigilantes di guardia. Dai video della sede diplomatica si vedono gli ultimi istanti di quella giornata concitata, quando cioè il 35enne viene trascinato fuori a peso morto per le ascelle, con la testa reclinata in avanti e i piedi che strisciano sulla ghiaia del cortile. Secondo il fratello della vittima, Fabrizio Ventre, Luca era già morto ben prima dell’arrivo in ospedale, dove giunge incosciente e dove il decesso viene ufficializzato alle 8:30.
Adesso – come riporta il quotidiano Il Messaggero – la Procura di Roma vuole vederci chiaro su quanto accaduto. In settimana è possibile che il pm Sergio Colaiocco, già titolare dell’inchiesta sul caso Regeni, iscriva nel registro degli indagati i vigilantes con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Nel frattempo, il fratello della vittima urla al quotidiano romano tutto il suo dolore. «Luca è stato ucciso dentro un’ambasciata italiana, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio non si è degnato di dire una parola, di telefonarci, di chiedere di fare piena luce. Siamo stati letteralmente abbandonati dalle istituzioni».
La morte di Luca Ventre
Stando alle ricostruzioni, poco dopo le 7 del mattino Luca Ventre fa il suo ingresso nell’ambasciata italiana a Montevideo scavalcando il cancello. Il 35enne si è da poco ripreso da un brutto incidente e ogni tanto fa uso di droghe. Il motivo del suo gesto avventato è dovuto al fatto che vorrebbe essere rimpatriato in Italia. E di questo vorrebbe parlarne con un funzionario.
Appena tocca terra viene però raggiunto da due uomini della sicurezza. Luca viene fatto inginocchiare con le mani dietro la schiena. Poi i vigilantes lo scaraventano al suolo e uno dei due lo afferra per il collo e gli sale sopra. In un fermo immagine dei video di sorveglianza si vede il viso del 35enne sofferente mentre il braccio della guardia gli stritola il collo. Presa che verrà tenuta fino alle 7:30. Lui è immobile, disteso per terra. Dopo altri 14 minuti si apre il cancello ed entrano due poliziotti che prendono il corpo del ragazzo e lo trascinano fuori di peso.
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I ritardi in ospedale
E si dirigono all’Hospital de Clinica, dove giungono alle 7:51. Però Luca viene ricoverato soltanto dopo altri 14 minuti. O meglio, viene adagiato su una carrozzina, dalla quale si ribalta perché privo di sensi. Cade all’indietro con la testa a penzoloni da un lato. Poi quattro agenti tentano di ricomporlo ed entrano nel reparto del nosocomio. Dove non ci sono più telecamere per documentare quanto accade.
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I medici tentato di rianimarlo più volte, senza riuscirci. Luca muore ufficialmente (stando ai documenti) alle 8:30. Ma secondo la famiglia era già morto dentro al cortile dell’ambasciata. Toccherà ora ai magistrati romani, insieme ai colleghi sudamericani, fare piena luce su quanto realmente accaduto quel giorno.