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Cronaca

Covid: la crisi piega baristi e ristoratori sotto il giogo degli strozzini per evitare la chiusura

La crisi economica che ha portato la pandemia del Covid ha colpito tutti. Molte attività hanno chiuso o rischiano di chiudere e in questo scenario si insinua chi se ne approfitta. 

A causa della crisi economica conseguita all’emergenza Covid, baristi e ristoratori da mesi non stanno più incassando. Tante spese e nessuna entrata, con la inevitabile conseguenza di essere costretti a lasciare a casa inservienti, camerieri e cuochi. Un dramma per intere famiglie che non sanno più a chi chiedere aiuto. E quando il denaro scarseggia, a dare una “mano” alle persone in difficoltà ci pensa la malavita.

Federico Contin, titolare dell’osteria “San Leonardo” e padre della manifestazione “Il Naviglio”, fa al Gazzettino una rivelazione choc: «Molti baristi e ristoratori di Padova e provincia si sono affidati agli strozzini». Per Contin, la colpa è delle associazioni di categoria che non hanno messo in campo tutte le risorse possibili per aiutare il settore a rialzarsi. «Stiamo vivendo un dramma. Non guadagnare per mesi è terribile. Il primo aiuto lo si chiede ad amici e alle banche, ma quando non si sa dove sbattere la testa allora si fa di tutto. E so per certo che molti baristi e ristoratori di Padova e provincia si sono affidati agli strozzini».


Ma lei sa chi sono questi avvoltoi?
«Sono persone all’apparenza dedite alla beneficenza, ma in realtà prestano soldi ai disperati con tassi di interesse mostruosi. E adesso i disperati sono i baristi e i ristoratori, e tanti di loro sono finiti nelle mani di queste sanguisughe. Perchè se pure non incassi, bisogna comunque pagare per tenere aperta l’attività».
Quali sono i costi maggiori?
«Soprattutto l’affitto dei locali, in particolare per chi ha un bar o un ristorante in centro storico. Ai proprietari dei muri non interessa nulla se non incassi a causa delle chiusure forzate per il Covid. Loro vogliono i soldi dell’affitto e parliamo di cifre molto alte, come 4 mila euro al mese per pochi metri quadri. Per cui chi non guadagna da mesi ha il conto corrente in rosso, la banca non gli dà credito e l’unica alternativa sono gli strozzini».

Il suo ristorante è stato colpito da un grave lutto. Cosa è accaduto?
«Il giorno dell’Epifania il nostro aiuto cuoco si è tolto la vita. Dopo alcune difficoltà, lo avevamo preso nella nostra brigata a maggio. In quel periodo le cose sembravano andare bene, avevamo ripreso a lavorare. Poi a fine ottobre la nuova chiusura forzata. Fine degli incassi, lui è rimasto a casa e il 6 gennaio si è suicidato. Forse aveva già alcuni problemi di carattere psicologico, ma la mazzata gli è arrivata quando ha di nuovo perso il lavoro. Come si è tolto la vita sotto un treno a metà dicembre il barista “Lorenzo”».

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Esiste una soluzione al problema?
«Premetto: non sono un negazionista del Covid, anzi. Lo scorso agosto sono stato ricoverato per cinque giorni in ospedale perchè avevo contratto il Coronavirus. Bisogna stare attenti e osservare tutte le norme indicate dai medici, ma si deve anche lavorare. Avevo proposto la trasformazione dei ristoranti in mense, nel pieno rispetto della legge, invece sono stato attaccato dalle associazioni di categoria. Le stesse che dovrebbero tutelarci».

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Cosa è successo?
«Lo scorso 16 gennaio ho spedito un messaggio WhatsApp a molti baristi e ristoratori. Gli ho suggerito come potessero trasformarsi in mensa mantenendo il loro codice Ateco. Non lo avessi mai fatto, l’Appe in un comunicato, non citando il mio nome, mi ha bollato come un imprenditore visionario sottolineando che l’operazione mensa non era possibile».
E il risultato quale è stato?
«Che alla fine avevo ragione io, perchè sia il Prefetto e sia la Regione hanno dichiarato che si può fare. Certo bisogna sempre rispettare le norme anti Covid»».

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