La moglie del dissidente del Cremlino, Yulia Navalnaya, è stata arrestata oggi a Mosca dopo aver partecipato a una manifestazione contro il governo. Insieme a lei si contano altri 1.900 dimostranti. Le rivolte sono dilagate in tutto il Paese.
Yulia Navalnaya, la moglie del dissidente del Cremlino Alexey Navalny, è stata arrestata nel corso della giornata di oggi, sabato 23 gennaio, a Mosca a margine di una protesta a sostegno del marito.
In alcuni video diffusi sul web si vede Navalnaya essere fermata dagli agenti di polizia, all’ingresso di una stazione della metropolitana nel centro di Mosca, poco lontano rispetto a dove si erano radunati i manifestanti. La moglie del dissidente viene ripresa mentre viene scortata verso un furgone della polizia. Secondo un tweet della Fondazione anticorruzione di Navalny, pare che la donna sia stata rilasciata dopo poche ore dal suo fermo.
Più di 1.900 i manifestanti arrestati
Sempre secondo quanto si apprende dalle fonti, sarebbero oltre 1.000 le persone finora fermate dalla polizia a seguito delle proteste in Russia contro l’arresto del dissidente Alexey Navalny. L’arresto di sua moglie è stato inoltre testimoniato anche sul profilo Instagram della donna, dove è stata pubblicata una foto che pare scattata proprio all’interno della camionetta della polizia. “Scusate la cattiva qualità, c’è poca luce nel furgoncino”, si legge nel commento scritto da Yulia Navalnaya.
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La manifestazione a Mosca, a cui ha partecipato anche Navalnaya, è solo una delle dozzine di rivolte tenutesi nella giornata di oggi, in tutta la Russia, promosse dall’opposizione. I primi disordini sono scoppiati a Vladivostok e si sono estese a ovest con il passare della giornata. Sarebbero ora sarebbero già più di 1.900 – riporta la CNN – le persone arrestate durante le proteste scoppiate in quasi 100 città.
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Lo stesso Navalny è attualmente detenuto in custodia cautelare, tanto che i manifestanti hanno lanciato un appello per il suo rilascio. Navalny è stato traportato in un aeroporto di Mosca pochi istanti dopo essere arrivato dalla Germania, dove ha trascorso cinque mesi a seguito del suo avvelenamento – fatto per il quale punta il dito contro il governo russo. Il Cremlino, si ricorda, ha tuttavia ripetutamente negato qualsiasi coinvolgimento con l’episodio che è quasi costato la vita al dissidente.